Uno degli aspetti che prediligo della tecnologia applicata alla musica, aspetto che spesso in generale mi fa arrabbiare a causa dell'abuso che se ne fa, è che se un musicista ha buone idee e tanta volontà può comunque riuscire sia a metterle in pratica sia a diffonderle a terzi, seppure senza le giuste spinte e canali preferenziali.
Il fatto di non trovare altri musicisti disposti a creare una vera band alle prese con musica propria nei dintorni della propria abitazione una volta sarebbe stato un limite piuttosto invalicabile ma che negli ultimi anni non è riuscito a piegare la volontà di
Andrea Palmieri, chitarrista marchigiano con origini tra Camerino e Treia, che una volta terminate le esperienze con varie cover band ha deciso di concentrarsi a questo punto su un disco solista, scrivendone autonomamente musica e testi, per poi farsi aiutare da musicisti semiprofessionisti della zona per completare e registrare il tutto.
Ne nasce "
Solitude", un disco dal mood oscuro e malinconico (le esperienze pregresse a suonare i Black Sabbath devono aver influito in qualche modo, vedi la tenebrosa "
Wild Man") ma che non disdegna ne' una certa vigoria delle ritmiche con le sanguigne "
Tyrants Must Fall", caratterizzata da un "bel tiro" ed ottimi solismi, e "
Sweat Blood And Heart" ne' episodi più intimistici e rabbiosi come l'opener "
In A Sunny Afternoon", senza dubbio uno dei migliori brani di questo "Solitude", e specialmente "
Red Sorrow" e la struggente "
Princess of Darkness" da cui traspaiono nette le sensazioni di tristezza ed, appunto, solitudine che possiamo ritrovare nei testi.
Per aver fatto tutto da solo in home recording, tranne la batteria che è stata saggiamente registrata presso i Dyne Engine Studios di Ancona, la qualità del sound è davvero elevata ed anche elementi che spesso risultano immancabilmente carenti, vedi i cori, sono ottimamente curati e non lasciano mai trasparire una sensazione di "amatorietà", tutt'altro.
Ne risulta già un album maturo, dal suono a metà tra un doom metal scuola Sabbath fine anni '80 (quelli con
Tony Martin alla voce) e hard rock a stelle e strisce, con un gran gusto per le melodie e gli assoli sempre efficaci e coinvolgenti, ulteriormente valorizzato dalla prova vocale di
Massimo Gerini, a proprio agio in ognuna delle varie sfaccettature che il disco presenta, sia su registri più contenuti sia nei momenti in cui "spara" in alto.
Chiude l'inquietante "
Cold Embrace", che abbraccia orizzonti funerei con un epico assolo finale che sarebbe tanto caro ai mai troppo rimpianti
Solitude (tanto per rimanere in tema...)
Aeturnus di inizio carriera e che mi ha riportato alla mente il sottovalutato "
Apoptosis" dei finnici
Sole Remedy.
Una buonissima prova che sarebbe stato davvero un peccato tenere chiusa in un cassetto.
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