In un
business rockistico come quello odierno, dove la tecnologia ha contribuito a un livellamento verso l’alto e tutto e diventato tanto “bello” quanto “uguale”, è davvero difficile capire se un gruppo di caratura superiore sta ricevendo la giusta considerazione e gli adeguati riconoscimenti.
E’ questo il “dilemma” che mi assale mentre ascolto la nuova eccellenza sonora targata
Lionville, un albo che merita di essere al centro del pur rigoglioso universo contemporaneo dell’
AOR, catalizzando l’attenzione degli appassionati del genere.
“
So close to heaven” si staglia dalla massa ancora una volta per la capacità innata della formazione italica (
with a little Swedish help …) di trattare la materia con un temperamento e con un gusto interpretativo davvero rari, dominando le inevitabili ascendenze e coagulandole in suono al tempo stesso “classico”, fresco e soprattutto pienamente avvolgente e coinvolgente.
I brani dell’opera possiedono una classe straordinaria e un notevole carisma, riescono a non “stancare” nemmeno il più smaliziato e
bulimico degli
chic-rockers e se dovessi concentrare in una sola parola l’elemento che differenzia i
Lionville da molti dei loro prestigiosi colleghi, direi che “sensibilità” sarebbe decisamente quella più azzeccata.
Un’entità astratta eppure spiccatissima e tangibile nelle fibre artistiche di
Stefano Lionetti,
Lars Säfsund e di tutto il resto di una confermatissima
line-up, a riprova che i tempi della nomea “progetto” sono ormai definitivamente superati.
Tutto in quest’album appare splendidamente calibrato e accurato, grazie anche a uno studio meticoloso degli arrangiamenti, e potrebbe essere tranquillamente sfruttato per confutare la discutibile tesi che la mancanza di vere “sorprese” sia un aspetto deleterio per una produzione musicale.
L’enorme qualità espressiva della proposta costituisce un formidabile “surrogato” dello stupore
tout-court e qui la meraviglia finisce per essere garantita da undici frammenti di pura delizia “adulta”, connessi con la storia del genere (Toto, Journey, MTB, Chicago, Blvd, …) attraverso un “sentire” comune, da affiancare a dosi imponenti di professionalità, perizia ed eleganza.
Per una volta, quindi, eviterò una (spesso auto-indulgente) dissertazione sui singoli pezzi, limitandomi a segnalare la vivace
opener “
This time”, perfetto (anche grazie all’apporto di
Robbie LaBlanc) portale d’ingresso al nuovo
paradisiaco lavoro dei
Lionville, lo slancio e i ritornelli a presa rapida di "
The world is on fire” e "
Only the brave”, la vellutata “
True believer” (
ah, quel
sax …) e il raffinato romanticismo di “
I’ll be waiting tonight” (qualcosa tra Toto e Bad English), in rappresentanza, lo ripeto, di un programma inattaccabile.
In realtà tra le citazioni “obbligatorie” c’è anche quella riservata a “
Arrow through my heart”,
cover tutt’altro che scontata di
Richard Marx (proveniente dalle sessioni di registrazione del mitico “
Repeat offender”) ed ennesima testimonianza della personalità della
band.
La speranza è, dunque, che i
Lionville siano acclamati e riveriti come meritano, perché solo la frenesia e una palese “superficialità”,
ahimè purtroppo entrambe abbastanza diffuse, possono far scambiare “
So close to heaven” per uno dei “tanti” dischi che affollano l’attuale panorama del
rock melodico internazionale.