I danesi
Invocator sono una delle band culto della scena estrema perché furono una delle prime a inserire elementi death metal nel proprio suono.
Oggi li si conosce per i meriti in veste di produttore metal del chitarrista e cantante
Jacob Hansen dato che ha prestato i suoi servizi a formazioni note come
Volbeat, The Black Dahlia Murder, Pretty Maids e molti altri.
Adesso possiamo riscoprire i primi due album ristampati dall’olandese
Hammerheart, in origine pubblicati nei primi anni novanta dalla defunta
Black Mark Productions, famosa per essere la label che ha tenuto a battesimo i
Bathory e non solo, fondata dal padre di
Quorthon.
L’apertura “
Excursion demise” è significativa in questo senso; introdotta da effetti ed un tappeto di tastiere è un brano serrato, veloce con controtempi che rendono bene la caratura tecnica del quartetto scandinavo.
La voce di
Hansen è un ruggito selvaggio, rabbioso ma comprensibile; bello e potente il tempo spezzato sul finale.
Altro brano eccellente è “
The persistence from memorial chasm”, composizione veloce, serrata con un bell’incrocio di chitarre e ottimi cambi di tempo fluidi e vari.
La furia generata dai nostri è palpabile, gli assoli all’interno sono veloci e risentono dell’influenza slayeriana.
Altra scheggia vorticosa che dura poco più di sette minuti ma ti lascia letteralmente senza fiato è “
Schismatic injective therapy”; i danesi però non fanno solamente mostra di violenza sonora e di un invidiabile uso dei propri mezzi espressivi come un esercizio sterile, i testi sono impregnati di critica rabbiosa e senza compromessi.
Un debutto da non lasciarsi scappare, soprattutto perché la label per rendere ancora di più il piatto gustoso inserisce un dischetto bonus contenente tutti i demo, perciò fatelo vostro, credetemi, ne vale la pena.
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