"Hymns From The Deep", esordio per i britannici
Khazad-dûm, è stato rilasciato nel 2020, in formato CD, dalla I Hate Records, mentre, oggi, ci viene riproposto, in edizione vinile, dalla nostra
Avantgarde Records che si occupa della riedizione di un lavoro, come facilmente intuibile, ispirato al celeberrimo J.R.R. Tolkien.
Il duo inglese, formato dal poli strumentista
Daniel Scrivener e dal cantante
Matthew Surry, infatti, si rifà, per la parte lirica, a Myrddin Evans ed ai suoi poemi epici tratti dalla "Compagnia dell'anello", mentre, per il comparto squisitamente musicale attinge, a piene mani, ad un nerissimo funeral doom di scuola Evoken / Ahab che viene "sporcato" con incursioni in territori Dark Ambient e Black Metal che concorrono a dare all'album una sua personalità ben definita ed un carattere fortemente a-temporale nel quale la musica si sublima nel suo essere in costante tensione e perennemente ammantata da un alone malinconico.
I
Khazad-dûm riescono a creare un delicato equilibrio tra la componente death / funeral e quella costituita da partiture vocali chiaramente ispirate alla sacralità dei canti religiosi non trascurando, grazie ad una buonissima capacità in fase di arrangiamento, di esplorare anche altri ambiti sonori, come ho già accennato in precedenza, che rendono
"Hymns From The Deep" un lavoro vario e dinamico per quanto monolitico nel suo soffocante incedere lento ed oscuro sottolineato, in particolare, dalla componente atmosferica capace, se si chiudono gli occhi, di trasportarci, letteralmente, nel mondo magico e
terrificante della più grande e prospera città-regno dei Nani, nel cuore delle Montagne Nebbiose.
"Hymns From The Deep" è un album sofferto, lancinante, cupo ed affascinante nel suo essere pachidermico e fortemente umorale, un album che sembra essere una lenta litania di dolore aperta, tuttavia, a sensazioni e sentimenti diversi che ne espandono lo spettro espressivo e ce ne fanno gustare ogni secondo ed ogni minima inflessione con vivida materialità e dissonante potenza evocativa.
Non credo di dover aggiungere nulla: i
Khazad-dûm vanno ascoltati, interiorizzati, amati e tenuti comunque distanti se non si vuole sprofondare nel loro abisso senza luce e senza forma.
Le bocche informi del vuoto sono spalancate sotto i vostri piedi.
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