Siete i tipici nostalgici delle sonorità epiche dei primi Blind Guardian?
Riponevate tutte le vostre speranze negli Orden Ogan, ma siete rimasti delusi dai loro ultimi lavori?
Come darvi torto!
Ad ogni modo, in entrambi i suddetti casi, potreste trovare pane per i vostri denti e rimanere piacevolmente colpiti dal secondo full-length dei greci
Chronomancy, intitolato
Shadows In Atlantis, edito dalla label spagnola
Fighter Records.
La band ellenica, fondata nel 2010, negli anni ha subito diversi cambi di line-up ed è oggi guidata dai chitarristi
Tyrtaeus Kamarinos e
Yangos Sourbis, dal bassista
Thanos “Somber” Dogranlis, dalla tastierista
Mary Sipoula, a cui si aggiungono i due ultimi arrivati: il batterista
Kiriakos Tsakalidis ed il vocalist
Chris Paschalidis.
Il sound di
Shadows In Atlantis, è imperniato su una totale epicità che, man mano che il disco scorre, si fa sempre più tangibile, diventando quasi palpabile.
Infatti, sin dall’iniziale
Rebirth, con le sue sonorità celtiche e le sue cornamuse, si comincia a percepire nell’aria il tipico profumo di gesta eroiche memorabili che stanno per essere compiute e l’atmosfera si fa, sin da subito, maestosa.
Le composizioni si reggono tutte su delle linee melodiche folk particolarmente indovinate, che si fondono armonicamente con una sezione ritmica basata per lo più sulla doppia cassa, dando luogo a tracce dall’andamento deciso e caratterizzate da un fascino misterioso ed oscuro, tra le quali, spiccano particolarmente
Dance Of The Vampires, la tagliente
Pilgrims In A Foreign Land, l’aggressiva
Seven Deadly Kins (in cui
Chris Paschalidis si abbandona al cantato in growl, dimostrando una certa versatilità, che compensa il suo range vocale piuttosto limitato), o la drammatica e velocissima
Thunderchild.
In alcuni frangenti, l’epicità raggiunge vette talmente elevate, che si ha la netta sensazione di ritrovarsi a cavalcare, in un'epoca assai remota, nel mezzo di un'aperta vallata , con tanto di spada e scudo, in attesa di dover fronteggiare il nemico; tracce come
The Voyager,
The Hunting Song,
Magnum Opus, la magniloquente
Legions Of Mist o la title-track, sembrano la perfetta colonna sonora per descrivere una scena simile.
Probabilmente, a voler trovare il classico pelo nell’uovo, l’unico neo di
Shadows In Atlantis è la sua eccessiva regolarità o, se preferite, la mancanza di veri e propri picchi compositivi. I vari brani infatti, si mantengono tutti sullo stesso discreto livello, non ce n’è uno che prevale sull’altro, dando luogo ad un lavoro che scorre in maniera fin troppo omogenea e che, alla lunga, potrebbe rischiare di annoiare. Dunque, onde evitare di incorrere nel suddetto pericolo, i
Chronomancy optano saggiamente per l'esaltazione della musicalità delle singole composizioni che, in ogni istante, pur essendo derivative, fanno breccia nel cuore dell’ascoltatore, rivelandosi ispirate e particolarmente godibili.
In conclusione quindi, il disco è assolutamente apprezzabile ed è davvero un piacere ascoltarlo, soprattutto per la genuinità delle sue linee melodiche e per quella concreta epicità che tende sempre ad emergere e, alla lunga, si rivela il fiore all’occhiello di questo bel lavoro.
Per cui, cari amici, sellate i vostri cavalli, prendete le vostre spade e i vostri scudi e preparatevi per nuove avventurose battaglie che vi attendono sotto lo stendardo dei
Chronomancy!