Lunga vita a “Sua Maestà” Michael Romeo!
Il talentuoso chitarrista americano è tornato più ispirato che mai!
E lo ha fatto, come sempre, a modo suo, ossia in maniera prorompente ma, al tempo stesso, elegante, secondo uno stile unico nel suo genere.
Certo, lasciatemi dire, è un vero peccato che il suo ritorno non sia coinciso con quello dei suoi abituali compagni di viaggio, che lo affiancano (ormai da quasi un trentennio) sotto l’inconfondibile vessillo, marchiato a fuoco dalla grande “X” ma comunque, ogni singola creatura partorita dalla mente geniale di Mister Michael Romeo, che si tratti di Symphony X o di un suo album solista, è un’assoluta certezza, rivelandosi sempre un lavoro di qualità!
Avevamo lasciato il Mastermind newyorkese nel 2018, alle prese con il primo capitolo del concept fantascientifico, intitolato “War Of The Worlds” a cui, in questo 2022, viene dato, tramite la InsideOut Music, il tanto atteso seguito, registrato ai Domination Studios (e la mano del "Nostro" Simone Mularoni si sente eccome in fase di produzione), con una line-up leggermente ritoccata.
Infatti, oltre al virtuoso chitarrista (che si occupa ovviamente anche di tutte le abbondanti orchestrazioni) e ai “fedeli” John Macaluso alla batteria (che non ha certo bisogno di presentazioni) e John De Servio al basso (Black Label Society), troviamo un nuovo vocalist: il trentenne croato Dino Jelusic (da poco entrato anche negli Whiteskanke), che si rivelerà una delle più belle sorprese di questo disco, con il suo caratteristico timbro potente e graffiante (molto simile a quello dell’inarrivabile “Sir” Russell Allen), in grado di conferire un’ulteriore sferzata di energia alle singole tracce, in confronto a quello, pur discreto, di Rick Castellano.
Rispetto al primo capitolo, con cui ci sono parecchi punti in comune, almeno musicalmente (primo fra tutti, l’incalzante leitmotif di chitarra che viene spesso riproposto in parecchie tracce), War Of The Worlds Part 2 porta al suo picco massimo ogni singola sfumatura: partendo dall’aspetto cinematografico, che viene accentuato grazie alle opulenti orchestrazioni presenti, determinando un’intensità emotiva crescente, passando per la struttura particolarmente intricata dei brani che, a loro volta, risultano più curati nelle melodie (molto più articolate rispetto alla prima parte e non sempre di facile presa) ma senza, per questo, penalizzare la sostanza.
Il disco infatti, è dotato di una solidità granitica, ma anche di un gusto musicale sopraffino, spesso impregnato di un fascino oscuro, talvolta violento ma, nel contempo raffinato, si tratta di un’opera in cui il lato sinfonico e melodico convivono armonicamente con le complesse composizioni prog-power, in perfetta linea con il tipico sound di Michael Romeo e sono sufficienti le prime note della opener sinfonica Introduction Pt II per rendersene conto!
Accanto a maestosi intermezzi orchestrali, come Mothership o Hunted, arricchiti sempre dagli immancabili virtuosismi di chitarra, fanno la loro comparsa delle vere e proprie tracce assassine, secondo il tipico stile di Romeo, caratterizzate da riffs inconfondibili e da assoli sanguinosi e ultra-tecnici, come Divide & Conquer che, per incisività e melodia, sembra riprendere lo stesso filo conduttore della prima parte del concept, o ancora l’arabeggiante Destroyer, le cui atmosfere orientali ricordano vagamente, i lavori più recenti dei Myrath (ironia della sorte, visto che i tunisini erano nati come una delle tante “band clone” dei Symphony X), passando per la riuscitissima Hybrids, che rappresenta emotivamente forse il punto più alto dell’intero lavoro (nonostante l’inquietante somiglianza con "Serpent’s Kiss" nel giro chitarra-basso-tastiera), per concludere con le agguerrite ed affascinanti Maschinenmensch e Parasite.
Si tratta di pezzi in cui si picchia veramente duro ma, è bene ribadirlo ancora, anche in questi momenti cosi oscuri e compressi, le partiture sinfoniche (mai eccessive o noiose) hanno un ruolo di prim’ordine e si fondono perfettamente con la struttura claustrofobica dei brani, andando a costituire l’autentica colonna sonora della storia narrata, all’interno della quale l’ascoltatore si sente, volente o nolente, catapultato.
Oltre a cotanta aggressività, impreziosita pur sempre da una forte connotazione melodica, si trovano episodi più progressivi ed intimi, come Metamorphosis, in cui spicca il bel lavoro di tastiera e chitarra, o la sorprendente Just Before The Dawn che, se da un lato potrebbe ricordare la classica ballata alla Symphony X (stile “The Accolade” per intenderci), dall’altra parte presta il fianco ad inattese aperture ariose che, in alcuni frangenti, rendono il pezzo vicino alle tipiche sonorità dei Dream Theater.
Le orchestrazioni raggiungono probabilmente il loro apice nella conclusiva outro intitolata Brave New World, brano epico e dotato di una straordinaria intensità emotiva, tramite il quale Romeo decide di calare il sipario su questa ambiziosa opera, senza però risparmiarsi e mettendo in risalto, una volta ancora, tutta la sua classe, attraverso intricati tecnicismi incastonati, come sempre, all’interno di una ridondante cornice sinfonica.
Tirando le somme quindi, War Of The Worlds Pt 2 è veramente un gran bel disco, per qualità e trasporto emotivo, probabilmente superiore al suo predecessore, potendo anche contare su una produzione migliore, che ne risalta ogni singola sfumatura (come sempre perfetto il lavoro di Mularoni!).
Un lavoro in cui l’amore viscerale di Michael Romeo per le colonne sonore cinematografiche, unitamente alla sua passione per i virtuosismi e per una crescente aggressività musicale, ha raggiunto la sua massima espressione.
Del resto, è sotto gli occhi di tutti come, anche con i Symphony X, nell’ultimo ventennio, a partire da “The Odyssey” (2002) in avanti, il sound della band abbia subìto una fortissima spinta propulsiva verso questa direzione symphonic/prog-power (con un pizzico di thrash), allontanandosi progressivamente dalla scuola neoclassica degli esordi ed evolvendosi verso un sound che ormai risulta ben definito e riconoscibile, divenuto il vero e proprio marchio di fabbrica di ogni creatura di Romeo e che, probabilmente, trova in quest’ultima fatica discografica, la sua definitiva consacrazione.
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