La Danimarca mi ha fatto una bella sorpresa… di nuovo.
Parafrasando il saggio colonnello
“Hannibal” Smith (
A – Team docet), io vedo matto per i dischi ben riusciti.
E questi danesi hanno reso il black metal solido, nero, potente ma invece di essere freddo come il ghiaccio delle loro terre, è caldo come lava.
Si, perché qui non abbiamo i soliti gruppi che ricopiano per l’ennesima volta i primi vagiti di
Mayhem, Darkthrone e compagnia ringhiante, i nostri hanno voluto sperimentare non abbassando la qualità e la forza della proposta.
Qui signori con questo quarto album la mistura di metal estremo con un feeling heavy potente è pressochè perfetta; basta sentire l’up tempo che apre questo nuovo lavoro, composizione intensa che flirta con melodie create dalla chitarra solista ma ha la ruvidezza del suono.
Altra botta sul capo è “
Kiss from a knife” e già il titolo non è proprio una carezzina; partenza con blast beat e riffing nerissimi che intessono un tessuto veloce che flirta con la nera fiamma e il thrash.
Il growl è profondo, sporco ma è comprensibile; la chitarra solista si contorce attorno al ritmo come un boa constrictor e attenzione perché la band gioca anche la trama prog con un tempo spezzato e melodie sghembe.
La breve “
Stabat bloody stabat”, col titolo si prende gioco del classico sabbathiano ma è serio nella sostanza; apertura lasciata all’organo con l’acustica che arpeggia e dona un feeling seventies.
Ma è solo un attimo perché si viene portati giù dalla lunga titletrack che sembra una corrente heavy nervosa con le armonizzazioni che sembrano solcare un mare in tempesta; riff in tremolo che vibrano con tuoni decisi scanditi da colpi vibrati dalla batteria e chitarre scure.
All’interno ci sono folate in blast beat con cori in screaming e il solo ti fa rizzare i peli sulle braccia per l’intensità e lo strato emotivo, se non è classe questa, cosa è?
Un piccolo cenno alla produzione che è adattissima; molto retrò e dona organicità al tutto.
Credetemi, va sicuramente ascoltato con le orecchie, cuore e testa per poter essere apprezzato, e sinceramente questo ritorno va nella mia top di fine anno; non pensavo che fossero così bravi, ne avevo sentito parlar bene, ora ne ho la prova.
E come non potrei citare il sommo
Giacomo Leopardi da Recanati: e navigar m’è dolce in questo mare…
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