Ciò che proviene dalla Svezia è sempre sinonimo di qualità!
No, non è il nuovo messaggio promozionale dell’Ikea, non preoccupatevi; ovviamente, in questo caso, tale frase è circoscritta al solo ambito metal!
I
Saffire, di Gothenburg, pur senza strafare (sia chiaro!), non sfuggono alla suddetta verità, ma anzi, con l’uscita della loro ultima fatica discografica, intitolata
Taming The Hurricane, ne sono un’ulteriore dimostrazione.
La band è, come sempre, capitanata dal vocalist
Tobias Jansson (in passato già, tra ali altri, negli Evil Masquerade e nei Treasure Land), a cui si affiancano il chitarrista
Victor Olsson, il talentuoso tastierista
Dino Zuzic, il bassista
Magnus Carlsson ed il nuovo batterista
Efraim Larsson.
Il sound della formazione svedese è sostanzialmente basato su delle discrete linee hard rock che progressivamente si fanno sempre più abrasive ed articolate, dando luogo ad un godibile heavy metal, estremamente melodico, con qualche spruzzata prog-power; una direzione musicale che potrebbe ricondurre a ciò che in passato hanno fatto i connazionali THE CODEX o ASTRAL DOORS, tanto per avere dei termini di paragone.
Taming The Hurricane mette in evidenza da subito tutte le singole sfaccettature dello stile dei
Saffire, dal loro lato più aggressivo (
Mr Justified,
Fortune Favors The Bold), a quello più ruffiano (è il caso della “catchyssima” title-track o di
Silver Eyes), passando per quei tipici momenti dal fortissimo sapore AOR, o addirittura blues (
The Rapture), anche se il tutto, viene però inserito all’interno di un contesto funzionale a rafforzare il tradizionale sound dei Nostri, roccioso, ma dalle spiccate tinte melodiche.
Oltre alle taglienti linee di chitarra, spicca l’inconfondibile suono Hammond delle tastiere di
Dino Zuzic che, in certi frangenti, si pensi, ad esempio alla coinvolgente
Read Between The Lines, o all’incisiva
Wendigo, sono il vero e proprio fiore all’occhiello dei brani, costituendo la struttura portante del pezzo, dando luogo a passaggi che disegnano la linea melodica predominante o, altre volte, facendo l'eco agli assoli, altrettanto graffianti, di
Victor Olsson oppure ancora, fungendo semplicemente da tappeto.
Unico neo dell’album è da individuare in qualche refrain non proprio indovinato, o in determinati momenti eccessivamente melensi, al limite del commerciale, come avviene nel caso della già citata
Silver Eyes e della conclusiva
Flight Of A Thousand Wings; tuttavia, va detto che in quest’ultimo episodio, trattandosi di una ballad, il ritornello non è del tutto fuori luogo.
Detto questo però, nel complesso,
Taming The Hurricane si rivela un buon disco, non un capolavoro, sia ben chiaro, ma si tratta comunque di un album pieno di passione, genuino ed ispirato, pur essendo inevitabilmente derivativo.
Certo, tornando alla “Massima” introduttiva, è pur vero che la Svezia ha saputo sfornare indubbiamente molto di meglio anche nello stesso settore (senza scomodare gli “Dèi Nordici” di altri sottogeneri, come il death o il melodic-death!) ma, se questo è il minimo qualitativo che il paese scandivano ci può offrire, si capisce bene la fondatezza della frase iniziale...Non c’è Ikea che tenga!