Copertina 7

Info

Anno di uscita:2022
Durata:60 min.
Etichetta:Rockshots Records

Tracklist

  1. BETWEEN LOVE AND WAR
  2. BIRTH OF SADNESS
  3. VERTALIA
  4. CAVE OF GLASS
  5. LIVING THORNS (PRELUDE)
  6. GOTHECIA
  7. UNVEILING PATH
  8. MY DEATH IS MY DEVOTION
  9. DOOR TO THE UNKNOWN (PRELUDE)
  10. REFLECTIONS OF MYSELF
  11. THE EAGLE’S CHASE
  12. HOMELAND

Line up

  • George Halliwell: keyboards
  • Nancy Mos: vocals
  • Gregory Koilakos: guitars
  • Guest Musicians:
  • Drum Recordings – Gregory Giarelis
  • Male & Choir Vocals on “Between Love & War” – Dee Theodorou
  • Backing Vocals on “Reflections of Myself”- Michalis Artz
  • Violin on “Birth of Sadness” & “The Unveiling Path” – Phedon Vriniotis
  • Cello on “Reflections of Myself”- Maria Mazaraki -Ainianos
  • Choir parts on “Between Love and War” & “Gothecia” – Nancy Mos, George Halliwell
  • Additional Male vocals on “Reflection of Myself” – George Halliwell

Voto medio utenti

Primo album sulla lunga distanza per i greci Fortis Ventus, che fanno del mare e del vento un tema costante nel loro primo lavoro, a titolo "Vertalia".

La band ruota intorno al compositore e tastierista George Halliwell ed alla voce diafana di Nancy Mos, e questo disco è concepito davvero come una sorta di colonna sonora, per cui, pur non mancando la quota prettamente 'metal', qui molto spesso si indulge in momenti orchestrali, che accompagnino l'ascoltatore nella narrazione e nel dipanarsi di un album che è quasi un film 'sonoro'.

Belle le accelerazioni improvvise nella opener "Between Love and War", e la grande malinconia veicolata perfettamente in "Birth of Sadness". Come norma generale, aspettatevi quasi sempre il momento metal come 'momento' appunto, all'interno di composizioni che sono più eteree ma molto ben costruite, tanto da non far storcere affatto il naso.

La title track è un perfetto esempio di quanto vado dicendo; se invece cercate il lato più metalloso di questo "Vertalia", potete assaggiare brani come "Cave of Glass", bel mid tempo power/symphonic, oppure la lunga "Unveiling Path", o "My Death is my Devotion", dove i Nightwish si sentono lontano un miglio.

Insomma, non sarà l'album più originale del pianeta, ma è ben suonato, ben prodotto e i brani sono validi, il che è già tanta roba.



Recensione a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino

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