Questa band è in grado di scavarti dentro l’anima grazie alla propria arte musicale, perché comunicano sofferenza e dolore colpendoti in profondità.
Questa formazione romana torna col terzo album subito dopo l’ep elettronico autoprodotto per la pandemia che tutti conosciamo e debuttando per la nostrana
My Kingdom.
Questo ritorno vede anche una line up rinnovata a sette elementi e soprattutto il gruppo in questo sigillo discografico ha deciso di puntare la carta sul concept album ispirandosi alla teoria del filosofo
Arthur Schopenauer “
Il Dilemma Del Porcospino” che fa notare sottilmente che più due esseri umani si avvicinano più rischiano di farsi del male come chi si avvicina al porcospino che è munito di aculei per difendersi.
Sei brani densi di tensione, emozione e rabbia dolorosa che si fanno largo con lentezza ma lasciando spazio a melodie umbratili di chitarra come in “
Drain” o “
Inhale”.
Ma è una calma apparente perché improvvisamente tutto esplode come mille schegge di vetro che ti si conficcano nella carne, perché la voce rabbiosa della singer
Tenebra ti graffia con pathos emotivo sia in solitaria, sia quando duetta col growl più cavernoso e profondo degli altri due membri deputati ad aggiungere aggressività.
I tempi sono allungati, quasi mai veloci ma tutti pieni di emotività e melodia che tocca sempre un tasto dolente interiore; l’unica eccezione è la partenza violenta della penultima traccia “
Excise”, dove sfuriate iniziali si infrangono come onde su una sezione più lenta e arpeggiata ma pronte a tornare con veemenza.
Grande album pieno di significato, cantato totalmente in lingua madre nonostante i titoli in inglese e che mi ha fatto scoprire una formazione nostrana assolutamente di valore, da avere!
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