Quanti dischi splendidi escono ogni giorno.
Mi rendo conto che oggi, paradossalmente, sia più difficile scovarli e notarli dato che è vero che siamo circondati h24 dalla musica ora che lo streaming ha preso il sopravvento e tramite uno smartphone possiamo cercare musica che ci aggrada in tutto il mondo con un click, ma tutta questa massiva sovraesposizione ha fatto sì che giocoforza tante band valide rischino di rimanere nel limbo del "boh", "mai sentiti", "ho sentito 4 secondi e non mi hanno convinto" e baggianate simili.
Invece prendendo il disco di esordio dei danesi
Deadnate, mettendolo nello stereo quello "buono", sistemandomi di fronte alle casse sdraiato sul divano e leggendomi i vari spunti dei temi trattati, o la bellissima copertina ad opera del celebre
Eliran Kantor, ci si accorge entro pochi minuti del valore di questo "
The North Sea", un lavoro pieno di simbolismi e significati, con testi incentrati sul rapporto dell'uomo con se' stesso e la natura che lo circonda, con tutti i privilegi ed i rischi che questo comporta.
Di fondo, "The North Sea" è un album profondamente oscuro e pessimista. Ovviamente è anche pesante, nel senso di metal, definire semplicemente "progressive metal" questo lavoro è sviante, perlomeno per quelli della mia età che sono "nati" musicalmente quando tali etichette venivano usate per band come Sieges Even, Dream Theater o Fates Warning: ovviamente siamo in tutti altri territori, la natura estrema dei Deadnate è palese tra distorsioni immani, voce in growl, diffusi blast beats, tant'è che dopo l'opener "Aurora", la intro che fa l'atmosfera (citando un celebre amaro), veniamo travolti dalle mazzate di "
Downhearted" e non saranno pochi interventi di voci pulite ed armoniche a riportare i brani su connotati esterni all'extreme metal, anzi man mano che si avanza lungo i 38 minuti del disco le atmosfere si fanno ancor più apocalittiche, le melodie sempre più dissonanti, i passaggi sempre più disperati.
Da segnalare il gran lavoro di
Ole Frank, batterista, che non solo insieme al collega Frederik mette su una sezione ritmica assai prestante, ma che si è occupato in toto della produzione del disco, inclusi mixing e mastering, facendo un lavoro egregio, così come quello che è stato svolto dai quattro per questo "The North Sea" che, essendo "solo" un debutto, mostra una classe ed una maturità assolutamente fuori dall'ordinario.
A patto che sopportiate l'ignoranza e l'ignavia delle persone, che sempre con maggior difficoltà riservano la giusta attenzione alla Musica come arte, un luminoso futuro vi aspetta.
Perlomeno come valore artistico.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?