Lo scorso anno la malattia implacabile si è portata via S
ven Groß, noto per esser stato il vocalist storico dei bravissimi e noti deathster teutonici
Fleshcrawl. Il buon
Sven durante la sua carriera non si è limitata solo a quanto fatto coi
Fleshcrawl, avendo prestato la sua ugola anche negli altrettanto validi
Burial Remains (recuperate “
Trinity of deception”) e nei, meno noti ma non meno ferali,
Carnal Ghoul.
Purtroppo il decorso della malattia è stato molto veloce e
Sven non è riuscito a registrare le linee vocali in
“Back from the vault” nonostante la produzione fosse in fase avanzata. Per questo motivo gli altri musicisti coinvolti nel progetto –
Joannes Pitz, Daniel Jakobi, Fernando „Ferli” Hermansa (dei
Demonbreed, band di solidissimo death) e
Stefan Hüskens (
Asphyx, Rotten Casket) hanno deciso di reclutare undici ospiti internazionali appartenenti alla scena death metal per quello che, purtroppo, è diventato un album-tributo i cui proventi andranno a finanziare la ricerca oncologica.
In
“Back from the vault” vediamo quindi una lista di interpreti di tutto rispetto che vi riporto di seguito in stretto ordine di apparizione:
Dave Ingram (Benediction, ex-Bolt Thrower)
Lenny Osterhus (Endseeker)
Marc Grewe (ex-Morgoth, Insidious Disease)
Felix Stass (Crematory, Stass)
Ralf Hauber (Revel in Flesh, Rotpit)
David R. Kreft (Soulburn, Graceless)
Jost Kleinert (Lay Down Rotten, Demonbreed)
Leif Jensen (Dew Scented, Phantom Corporation)
Nekrovault
Paul Speckmann (Master, Deathstrike)
Martin van Drunen (Asphyx, Rotten Casket) Detto questo (e dato a Cesare quel è che è di Cesare), il death metal dei
Carnal Ghoul si rifà al classico e storico Swedeath con il Boss HM-2 tirato al limite di fusione come se fossimo ancora nell’anno di grazia 1990.
“Back from the vault” è un susseguirsi di lineari fustigate zanzarose senza alcun momento di pausa per tirare il fiato anche quando i ritmi si fanno più sofferti/cadenzati come, ad esempio, in
“Demand you to scream”.
Bisogna fare l’orecchio al cambio continuo dei registri vocali, quello sì. Perché se qualcuno vi dice che tutti i cantanti death metal cantano allo stesso modo, o vi sta prendendo in giro o non capisce nulla di questa musica.
Ed in questo senso non tutti brani contenuti in
“Back from the vault”, per quanto fisiologico, convincono in pieno ma nel complesso riesce a trasmettere le giuste sensazioni riuscendo anche a piazzare alcuni buoni colpi come
“Backside of the hatchet”, “Grandmaster of flesh” e “Church of dead eyes”.
Nota di colore: al termine dell’ultima traccia “
To always remember” (al 100% dismemberiana) si nasconde una parte “nascosta” che non è nient’altro che la rivisitazione in chiave swedish death di “
Ramones” dei
Motorhead a cui è stato cambiato il refrain.
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