Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2022
Durata:40 min.
Etichetta:Osmose Productions

Tracklist

  1. ASCENT TO THE BLACK THRONE
  2. RIPPER UNDER THE GRAVE
  3. A FUNERAL MAJESTY
  4. THE PORTAL
  5. LEATHER AGENTS
  6. LE DIAMANT DE LUCIFER
  7. POSSESSOR
  8. STEEL ASSASSINS
  9. L'ENTITé
  10. LA CATHéDRALE

Line up

  • Slaughterwytch: bass
  • Lethal: drums
  • SteelGrinder: guitars
  • NightReaper: guitars
  • Sexumer: vocals, keyboards

Voto medio utenti

Anche la Osmose c’è cascata, si perché con questo debut dei conterranei si fa un tuffo negli anni ottanta.
Ma non si va nel solito tran - tran di recupero di sonorità appartenenti al metal britannico, qui si va di speed / thrash metal con un tocco black metal vecchia scuola.
Specifico col dire che al microfono troviamo una gentil donzella battezzatasi Sexumer, il che è tutto un programma, ma soprattutto la signorina potrebbe dar del filo da torcere a certi ringhiatori nerboruti.
La band è carica a pallettoni; pur non portando nulla di nuovo la si sente che è convinta dei propri mezzi; riffing serrati e di chiara origine maligna, un certo gusto venomiano di fondo unito ad una sezione ritmica che va a rotta di collo non disdegnando una puntatina nel metal estremo con assalti all’arma bianca.
La frontwoman non molla un secondo, aggredisce con una performance convinta non disdegnando anche qualche acuto old school, pezzo significativo della formazione per capire lo stile è la seconda traccia, la veemente “Ripped under the grave”, dove si corre come una motofalciatrice impazzita con scariche di blast beats.
La produzione è volutamente sporca, perché non sarebbe consona altra migliore al genere suonato dalla band.
Dicevo che la formazione fa riferimento a un genere che ha più di trent’anni ma non è che scopiazza, anzi, cerca anche di mettere della personalità ed atmosfera con l’inserimento di parti heavy più classiche in una miscela interessante come nella titletrack introdotta da un riff maligno che diventa una cavalcata serrata con un gran bel solo di chitarra.
Altro pezzo interessante è il conclusivo, dove l’introduzione tastierosa carpenteriana porta ad un brano veloce nella cadenza con riffing dal chiaro profumo classico e una voce pulita evocativa a contrastare le vocals acide della singer; il solo è pregevole perché si sente l’amore per un certo tipo di heavy metal e si sente una sensazione epica in questa conclusione.
In definitiva discreto debutto, con qualcosa di rivedere perché a volte i brani scorrono via senza particolari sussulti ma come ho detto quando vogliono mischiare le carte e aprire a sonorità heavy ecco che la formula riesce, consiglierei di lavorare su questo aspetto perché le carte ci sono, basta giocarsele bene.
Recensione a cura di Matteo Mapelli

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