Di solito vale il detto “squadra che vince non si cambia”, ma poi esistono le eccezioni.
Questa eccezione stavolta si chiama
Sadist; la formazione nostrana non solo ha cambiato etichetta con questa nuova uscita passando dalla
Scarlet ad
Agonia ma ha rinnovato la formazione ritmica con l’inserimento del batterista
Romain Goulon (ex
Necrophagist,
Arsebreed, Romain Goulon Project ecc.) ed un cavallo di razza alle quattro corde come
Jeroen Paul Thesseling che ha scritto pagine importanti nel metal estremo prestando i suoi servigi a formazioni come
Pestilence, Obscura e non solo.
Questo nono sigillo in carriera pubblicato a distanza di quattro anni dal precedente presenta la band carica e convinta e questo si capisce benissimo l’apertura affidata ad “
Accabadora”; per chi non lo sapesse, il titolo fa riferimento ad una figura mitica femminile della tradizione sarda che aveva il compito di portare a termine ultimo la vita di una persona in caso di malattia su richiesta di quest’ultima o dei familiari.
Il brano è dinamico con cambi di tempo, chitarroni con il bassista olandese sugli scudi a dar prova della propria classe ed il buon
Trevor colpisce con una prova vocale piena di pathos espressivo; il dinamismo che risalta nell’intermezzo solista dal sapore fusion.
Altra scudisciata è “
Fleshbound”; partenza veloce con riffing serrati che si contorcono ed un chorus ben sottolineato da tastiere che aggiungono un’atmosfera prog.
Anche qui i cambi di tempo sono fluidi e soprattutto danno spessore al tutto.
Ma i nostri si permettono il lusso di una grande strumentale come “
Loa”, aperta da delle orchestrazioni e note di piano diventa un pezzo nervoso con cambi di tempo, riffing aperti e un basso sgusciante.
La melodia è ariosa; si sente un certo mood gobliniano per quello che concerne le parti di tastiera mentre la chitarra disegna assoli di gran gusto.
Con “
Aggression / regression”, i nostri fan vedere come si scrive un brano prog / death; miscela ad alto tasso tecnico calda e potente con controtempi, screaming rabbiosi uniti a toni più cavernosi con le tastiere che punteggiano atmosfere da brividi.
La titletrack messa in chiusura inizia in maniera inquietante con tastiere orrorifiche per poi ecco arrivare controtempi e riffing dal sapore jazzato intervallati da percussioni e con la voce poderosa del frontman ligure sugli scudi.
Il brano è pervaso di oscurità maligna ben sottolineato da arpeggi e tastiere, grande affresco nero con sfuriata nel finale.
Ragazzi miei questo è un disco da avere, che cresce ascolto con ascolto grazie alle stratificazioni sonore e alla maestria dei nostri nel saper bilanciare death metal insieme a parti jazz / fusion, se i
Wheather Report avessero virato verso il metal estremo avrebbero suonato come i
Sadist!
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