Come dimenticarsi degli
Hatriot, e come dimenticarsi di
'Heroes Of The Origin', disco che non solo rappresentava il debut album della band americana, ma anche un ulteriore progetto di
Steve Souza prima di rientrare in pianta stabile negli Exodus nel 2014 con 'Blood In, Blood Out'. Dico ulteriore progetto perchè vanno annoverati sia i Tenent da un lato, che i Dublin Death Patrol dall'altro. La differenza con gli
Hatriot fu che, con questo gruppo, Steve decise di ingaggiare anche i suoi due figli,
Nick e
Cody. Restato, come detto, in pianta stabile fino al 2014 e avendo dato alla luce i primi due dischi della band, un thrash metal moderno ma dannatamente carico ed energico al contempo,
Steve lascerà il compito delle vocals al figlio
Cody che, nel frattempo, si occupava già del basso.
Avevo già notato dei cali qualitativi su
'From Days Unto Darkness' del 2019, una sorta di riammordernamento del thrash con vocals davvero troppo, troppo sforzate e dei riff che non mostravano, al di fuori della mera violenza sonora apparante, una grande sostanza. Si trattava comunque di un'uscita più che gradevole per chi amava, e ama ancora gli Exodus o i Testament degli ultimi anni, che però non era riuscita a soddisfare chi cercava un approccio maggiormente old school.
Passano tre anni, pandemia compresa, ed ecco arrivare il quarto full length, intitolato
'The Vale Of Shadows', introdotto da una copertina veramente spettacolare. Cambia qualcosa nella sostanza? Poco e niente, e devo aggiungere purtroppo. Chiariamo subito,
'The Vale Of Shadows' non è affatto un brutto disco, anzi. Momenti di luce ne abbiamo, ma paradossalmente sono quando il tiro viene rallentato e la band non prosegue macinando tutto come uno schiacciasassi.
'The Hate Inside' è un blocco unico di riff e batteria che vanno a velocità sparata per tutta la sua durata, e
'Verminous And Vile' non è da meno, anche se l'alternanza di growl e linee vocali più 'pulite' non è male. Ma manca qualcosa, un accenno di personalità, che invece troviamo in
'The Twenty Fifth Hour' o in
'Mark Of The Tyrant'. Da segnalare inoltre
'Murderous Tranquillity', una strumentale che ben ci prepara al finale di
'Hymn For The Wicked', una bombetta di poco più di due minuti che ricorda da lontano le ultime prove in studio degli Onslaught. A dare ancora ulteriore di sconforto è la voce di
Cody che imita perfettamente quella del padre, acuta, graffiante, in alcuni tratti anche vicina ad alcuni album metalcore, e questo particolare uso può anche starci in un paio di pezzi, ma in 42 minuti e rotti diventa leggermente fastiodoso ed anche irritante.
'The Vale Of Shadows' è un disco che convince a metà, e che anche per colpa di alcune scelte vocali non riesce mai ad ingranare in pieno. Sarà per la prossima volta.
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