Tempo d’estate ormai prossimo, e per gustarsi questo periodo ecco che gli
Haunt tornano a farci compagnia.
La compagine guidata dal leader incontrastato
Trevor William Church pubblica il nuovo lavoro sotto le insegne della propria etichetta personale.
I nostri sono uno dei capisaldi del movimento
New Wave Of Traditional Heavy Metal che agli occhi dei più potrebbero essere considerati come dei nostalgici di un’epoca ormai passata, ma non è così.
Questo album si rivela coerente con quanto proposto dal four piece in passato, una cascata di metallo intransigente con ritornelli semplici ma che sanno far presa e tanta melodia.
L’opener è una bordata di puro speed metal aperta da un arpeggio che poi prende vigore, le chitarre sono serrate e la voce esplode nel chorus; il solo è una solida impalcatura.
“
Father time”, per esempio rispolvera un riff che più maideniano di così non si può con le tastiere che fanno capolino in sottofondo.
La titletrack è veloce e diretta; riff della più pura tradizione ottantiana che mixano anche profumi hard rock, basta sentire il chorus, la produzione è adattissima e soprattutto senza riverberi od alchimie strane che fanno risaltare il suono, qui è tutto naturale con una vera batteria e si sente!
Brano con un feeling malinconico è “
Frozen in time”, mid tempo con dei gran bei riff, la voce viene sostenuta dai cori nel ritornello ed anche qui c’è un solo di puro metallo incandescente.
Questo nuovo sigillo in carriera è perfettamente in linea con quanto proposto dalla band americana ed è ben fatto, realizzato con passione e pazienza se qualche detrattore li accuserà di nostalgia ottantiana, loro se ne fregheranno come sempre.
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