Sempre più spesso mi capita di recensire album di artisti che, in un modo o nell'altro, si ispirano ai Deathspell Omega a riprova della grande influenza che i transalpini hanno esercitato, ed esercitano, sulla scena estrema mondiale.
Prendete l'esordio dei
Merihem, gruppo internazionale composto da musicisti americani, italiani e olandesi, e ditemi se tra le note di
"Incendiary Darkness" non scorgete la presenza, massiccia, delle dissonanze atonali dei maestri di Poitiers così come i chiari rimandi alla scuola tecnica del death, e ditemi, anche, a chi vi fa pensare quell'alone "religioso" ed oscuro che si respira tra i solchi del disco...
Stiamo forse parlando di una mera copia?
Questo no.
No, perché i
Merihem ci mettono del loro e scrivono cinque brani composti e suonati con perizia, asfissianti, duri da digerire e, certamente, poco avvezzi ad essere apprezzati con le attuali temperature estive, cinque brani molto simili tra loro, quasi che si fosse al cospetto di una unica, micidiale, litania di morte, che ci conducono nel nero più nero e non lasciano un attimo di respiro all'ascoltatore.
Certo, gli inarrivabili vertici di capolavori come "Si Monumentum..." o "The Furnaces.." sono molto lontani, tuttavia una occasione ai Nostri va data, soprattutto se del black metal amate la sua declinazione più morbosa e "filosofica" in piena linea, quindi, con la via segnata dai francesi citati all'inizio.
Mi farete sapere se ne sia valsa la pena.
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