Eccomi qui a trattare l’ultima fatica degli svedesi, occorre fare una premessa, se cercate un ravvedimento della band al ritorno a sonorità più aggressive purtroppo vi devo dare una delusione.
Gli
Amon Amarth hanno deciso di svestire gli ultimi album del death metal delle origini, forse per strizzare l’occhio a un pubblico più vasto ma perdendo quella botta inconfondibile.
Difatti questo album viene aperto da tre, dico, tre mid tempo, mi sarei aspettato qualcosa di diverso sinceramente; il primo brano è dedicato al wrestler
Eric Rowan, un pezzo dinamico ma ormai l’unico appiglio “estremo” è il vocione di
Johan Hegg.
La titletrack è abbinata alla traccia “
Saxon And Vikings” perché racconta l’invasione in terra albionica dei vikinghi nell’865 d.C.; riffing epici e ritornelli ripetuti per fare presa dal vivo; invece la seconda parte di questo mini concept vede la partecipazione del mitico
Biff Byford dei
Saxon, ed è un bel brano heavy metal più pesante con dei riff convinti, un bel chorus e dei solos adatti.
Non vi dico il mio stupore, nel sentire “
Heidrun”, dove nel chorus c’è persino un belato di caprone!
Ormai è chiaro che gli scandinavi hanno deciso di mutare pelle in una band heavy metal dal taglio epico, basta sentire “
Find a way or make one” che avrebbe fatto bella figura in un album degli
Accept o giù di lì, con cori, riff semplici e accattivanti, ah dimenticavo, è ancora un mid tempo.
Chiude il tutto “
The serpent’s trail”, altro mid tempo roccioso, con orchestrazioni e un climax epicheggiante e puramente heavy.
Se analizziamo sotto la lente questo album, è l’ennesimo album della ultima decade e quindi se cercate il viking death metal, dirigetevi sugli
Unleashed, ma se volete heavy metal di buona fattura, epico ma senza troppi fronzoli potrebbe essere di vostro gradimento, voto sei ma molto stiracchiato.
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