In medio stat virtus?
Secondo album per gli statunitensi
Anthea, da me un po' bacchettati in occasione del
debut album di due anni fa, e che tornano, carichi di buoni propositi, con questo "
Tales Untold".
La formula, fondamentalmente non è cambiata: power/prog con più di una venatura symphonic, merito delle tastiere del mastermind/cantante
Diego Valadez; riffing molto pomposo e Nightwish-iano (soprattutto nella prima parte del platter), in cui la voce di Diego duetta spesso (in particolare negli ultimi brani) con gli screams dell'ascia
Juan Piña. Il tutto in un contesto abbastanza derivativo ed eteroreferenziale, ma, devo ammettere, con un qualche progresso rispetto all'album di esordio.
Lavoro prodotto direttamente dalla band, "Tales Untold" ci accoglie con il riffing potente della title track, ed un'attitudine altalenante: ogni brano infatti avrà atmosfere e bpm molto diversi tra loro. Da una parte penso alle bordate di "
The Deceiver" o "
Empyrean", che tentano la via monolitica, tanto che per un istante potrebbero quasi sembrare riffs dei Rammstein; dall'altra ci si può beare di aperture melodiche e rilassate, come "
Song for Winter" o "
Memoriam", che rallentano e rinfrescano l'ascolto, piazzate strategicamente prima di pezzi molto più potenti.
I difetti dell'esordio, insomma, sono stati migliorati ma non del tutto cancellati: la voce di Diego è ancora poco convincente, ma migliore della prima prova, e i brani sono ancora molto, troppo debitori verso i numi tutelari della band, e penso a Nightwish, Kamelot, Symphony X ed altri, pur senza averne lo spessore tecnico/compositivo.
Tirando le somme: meglio, ma si può fare di meglio.
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