Copertina 8

Info

Anno di uscita:2022
Durata:42 min.
Etichetta:Relapse Records

Tracklist

  1. SHE IS BURNING
  2. CRAMPER
  3. MY NAME IS BLANK
  4. BLAH BLAH BLAH
  5. QUESTION 1
  6. NOSFERATOU
  7. RUINS
  8. GHOSTLY IMAGINATION
  9. CHAINED
  10. (NOT) LAST SONG

Line up

  • Takeshi: bass, guitars, vocals
  • Wata: guitars, vocals
  • Atsuo: drums, vocals

Voto medio utenti

Parafrasando il saggio e bonario Obelix, personaggio del famoso fumetto creato dalla genialità del duo Goscinny e Uderzo; Sono Pazzi Questi Giapponesi!
Perché non contenti di aver pubblicato il recente full “W” ecco che i Boris pubblicano il nuovo capitolo della serie “Heavy Rocks”, che a detta della band dovrebbe riscoprire le origini del proto heavy degli anni settanta ma rivisti secondo la loro folle ottica, se non esistessero bisognerebbe inventarli.
Perché in questo nuovo compendio i nostri mischiano le carte abilmente come sanno fare tra graffi punk, deliri heavy e facendosi aiutare dal delirante intervento al sassofono dell’ospite Kazuya Wakabayashi.
L’opener ne è la prova tangibile; up tempo serrato dal ritmo veloce, urgente e con chitarre hard.
La voce è pulita e si sente l’assolo impazzito del sax che dialoga con i riffing metallizzati.
My name is blank” è un veloce metal quasi thrash / punk per la qualità dei riff, il solo difatti è realizzato ad hoc.
Pensavo di avere sentito tutto ma con “Blah blah blah” mi sono sbagliato di grosso, basta vedere il titolo.
Entrata a tradimento del sax e pezzo condotto da percussionismi, basso che furoreggia e voci riverberate; pezzo dalla componente acida e molto seventies.
Con “Nosferatou” si cade in un deragliante pezzo doom metal pesantissimo non prima di effetti tra il noise e il drone con interventi elettronici in sottofondo.
Ma non è finita qui, il finale è affidato alla malinconica “(not) Last song”; composizione pezzo che sarebbe potuto piacere ad un certo Nick Cave dove il pathos che viene comunicato dalla voce procede accompagnato da cupe note di pianoforte ed effetti distorsivi di chitarra lancinanti e dolorose.
Un grande ritorno, dove il trio nipponico riesca a sorprendermi con ispirazione continua me lo chiedo ogni volta, questa è musica dura, non pappette preconfezionate dalle radio rock mainstream.

Recensione a cura di Matteo Mapelli

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