Ok, giunti a questo punto tanto vale me ne faccia una ragione: gli
Aenaon non diventeranno i nuovi
Arcturus. A parere di chi scrive i loro primi due, fenomenali
album, potevano anche corroborare simili previsioni, che tuttavia si sono rivelate via via esagerate.
Poco male in fondo: la compagine ellenica forse non ascenderà mai al
gotha del
black metal progressivo, ma ciò non impedirà certo loro di continuare ad immettere sul mercato lavori oltremodo convincenti e ben al di sopra della media del genere.
È stato così in occasione del precedente “
Hypnosophy” (2016), ed è così anche oggi, all’uscita del quarto
full length.
“
Mnemosyne”, introdotto come meglio non si potrebbe da un suggestivo
artwork di
Ben Howe, vanta un’ampia pletora di pregi: è suonato ed arrangiato con immensa perizia e possiede una produzione (a firma del chitarrista e bassista
Achilleas C.) nel contempo nitida ed incisiva; ciò che più conta, il
songwriting si conferma graziato da notevole ispirazione.
A livello di coordinate musicale, il neonato di casa
Aenaon spinge ancor più sul carattere teatrale del
sound; ciò non implica che l’elemento metallico si sia sbiadito, ma semplicemente che il
mood del
platter sia a questo giro ancor più decadente che aggressivo, più lascivo che rabbioso; semplificando l’assunto, più
avantgarde che
black.
Fondamentali, in questo senso, gli interventi delle
clean vocals (opera di
Frédéric Gervais) e del sax (già utilizzato in passato, ma mai con un ruolo così centrale).
Al netto di distinguo da recensore pedante, è una volta ancora l’equilibrio fra l’anima estrema e quella sperimentale dei Nostri a rendere speciali episodi come l’
opening track “
Psyche”, reminiscente della lezione dei connazionali (ed altrettanto sottostimati)
Hail Spirit Noir, la successiva “
Cartesian Eye”, che parte a propulsore come sapevano fare gli
Enslaved dei tempi che furono per poi migrare verso lidi
black'n'roll, o ancora “
Mantledeath”, magistrale brano dal carattere eccentrico e altezzoso.
Per una volta ottimi e significativi anche i tre brevi inserti strumentali presenti in
tracklist, il che, per chi scrive, non è poco.
Un paio di episodi leggermente sottotono (penso soprattutto a “
Trauma Cultura”, salvata in corner da un
chorus che, laddove intonato da
ICS Vortex, avrebbe fatto gridare al miracolo) precludono a “
Mnemosyne” l’8 in pagella, ma ciò poco leva all’ennesima grande prova di una compagine al tempo stesso estrosa e costante.
Nel mio piccolo, in definitiva, non posso che continuare a perorare la causa degli
Aenaon; non diventeranno i nuovi
Arcturus, ma in un mondo improntato alla meritocrazia godrebbero di una considerazione ben maggiore.