Esordio discografico apprezzabile quello dei baschi Conteiner con Light Demolator, edito dalla connazionale label Violence in the Veins, abbastanza specializzata nel settore sludge-doom, a cui chiaramente i Nostri appartengono.
Sin dalle iniziali Gloonomorph e Outer Signal Crash , il disco si contraddistingue per le sue ritmiche cadenzate, dall’andamento quasi ipnotico, al limite della psichedelia settantiana (la strumentale Zahnzatt è emblematica al riguardo), curate da Mikel Vega al basso e dal batterista Unai, per la voce particolarmente abrasiva del cantante-chitarrista Iñaki Angulo e per dei riffs chitarristici di discreta fattura, particolarmente incisivi, con tanto di assoli ficcanti, presenti in diverse tracce, dalla riuscita title-track, passando per le visionarie Concrete Hook o Trailspan.
Sull’album aleggia un’atmosfera sulfurea e fangosa, all’interno della quale, a onor del vero, talvolta i Conteiner sembrano rimanere impantanati, come accade nella già citata Zahnzatt, eccessivamente statica, o nella conclusiva Black Sabra, in cui la band basca sembra avere delle difficoltà a trovare un comune filo conduttore, che possa fungere da faro all’interno delle nebulose partiture musicali da lei stessa create.
Ad ogni modo, per essere un debutto, il giudizio finale è positivo; Light Demolator è un lavoro che si fa ascoltare, in grado di dispensare una buona dose di energia purissima, di rabbia e sudore, per tutti i quasi 40 minuti della sua durata.
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