Copertina 8

Info

Anno di uscita:2022
Durata:55 min.
Etichetta:Reaper Entertainment

Tracklist

  1. PAVLOV`S DAWG
  2. EX-FLUENCER
  3. BEERBARIANS
  4. DIARY OF A NIHILIST
  5. VEINS OF TERRA
  6. MOMENTO
  7. METAL CASH MACHINE
  8. DARK SELF INTRUDER
  9. LOCKDOWN FOREVER
  10. ON THE DAY I DIE

Line up

  • Frank Thorwarth: bass
  • Gerre: vocals
  • Olaf Zissel: drums
  • Andy Gutjahr: guitars

Voto medio utenti

Ci sono delle bands a cui, per dedizione alla causa, passione, costanza a livello qualitativo ed energia sprigionata, bisognerebbe erigere delle statue, ai piedi delle quali, ogni singolo metallaro, dovrebbe quotidianamente inginocchiarsi, rendendo loro omaggio (in stile Rag. Fantozzi con la madre del Catellani!).

Ironia della sorte, si tratta spesso di gruppi colpevolmente sottovalutati che, negli anni, hanno vissuto all’ombra di nomi più altisonanti, i quali, d'altro canto, hanno avuto il grande merito di far centro con dischi immortali a inizio carriera, che hanno permesso loro di raggiungere il successo, per poi, molto spesso, campare di rendita, non essendo più in grado di produrre nulla (o quasi) di buono, oscurando ingiustamente formazioni che invece, nel corso del tempo, mantenevano inalterata la propria fame di sano metallo, sfornando sempre dischi di livello.
Ecco, i Tankard appartengono a quest’ultima categoria.
Con loro si va sempre sul sicuro, non ci sono cazzi! (scusate il "francesismo", ma è assolutamente necessario per rafforzare il concetto).
Incurante delle mode e delle inevitabili critiche, ia formazione teutonica, da quasi 40 anni, continua a percorrere con convinzione e sicurezza la sua strada, travolgendo tutto ciò che incontra lungo il cammino, mentre leva orgogliosamente in alto il proprio boccale di birra (sempre pieno!)

L’ultima fatica discografica del quartetto tedesco, intitolata Pavlov’s Dawgs, edito per la Reaper Entertainment (complimenti alla label per l'eccellente produzione!), è un’ulteriore testimonianza che i motori dell’instancabile macchina da guerra proveniente da Francoforte, girano ancora a pieno regime, nonostante le quasi 60 primavere sulle spalle dei membri storici.
I Nostri infatti, spingono come degli ossessi, dall’iniziale title-track fino alla conclusiva On The Day I Die, senza accusare alcun calo, dando vita ad un album potente, spigoloso ed estremamente cazzuto (altro francesismo), che tuttavia non abbandona mai la sua componente melodica.
Aggressività, musicalità nei refrains e un pò di quella sana ironia alcolica (in pieno stile Tankard) sono gli ingredienti fondamentali e sapientemente amalgamati di questo nuovo lavoro.
Cosi, mentre le chitarre taglienti di Andy Gutjhar tessono riffs sempre più bellicosi, che esaltano la voce acida di Gerre, la sezione ritmica, ad opera del duo ormai consolidato, formato da Frank Thorwarth al basso e Olaf Zissel alla batteria, genera partiture a ritmi serratissimi. Le liriche trattano tematiche che spaziano da argomenti festaioli, ad altri più seriosi, analizzati sempre con il consueto stile della band, scanzonato e sarcastico, come si evince già da alcuni titoli emblematici, su tutti Ex-Influencer, la travolgente Beerbarians (astuto gioco di parole che sottolinea, una volta ancora, l’amore di Gerre e soci per la birra), l’attualissima Lockdown Forever o la provocatoria Metal Cash Machine.
Vi sono poi tracce che affrontano degli argomenti più profondi, ma sempre “sparate a palla”, come la seducente Diary Of A Nihilist, l’esaltante Veins Of Terra, la solida Memento o la “tritatutto” Dark Self-Intruder.

Pavlov’s Dawgs è un disco che “si fa bere” volentieri e tutto d’un fiato, soprattutto di questi tempi, musicalmente (e non solo!) aridi. E' come un bel boccale pieno di birra gelata che ti aspetta, dopo una torrida giornata estiva (metafora che calza a pennello per i Tankard!).
Si tratta di un album capace di mantenere altissima l’intensità dall’inizio alla fine, grazie alle abilità ed all’energia che ogni singolo componente della band possiede nel proprio DNA.
Il sound dei Nostri, rimane sempre costante e poco si discosta da quello corposo dei precedenti lavori della band, ma questa apparente staticità stilistica viene enormemente compensata dalla vigoria e dalla carica emotiva trasmesse dai brani, in grado di scuotere e fomentare anche l’ascoltatore più apatico del mondo!

In un mondo (anche quello del metal) artisticamente sempre più piatto ed omologato, che sta perdendo i suoi antichi e preziosi valori ed in cui scarseggiano le certezze, i Tankard rappresentano ancora un solido appiglio a cui aggrapparsi per cercare di non affondare!






Recensione a cura di Ettore Familiari

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