Ben 9 son dovuti passare per vedere (e ascoltare) il debut album degli statunitensi
Castrator, band death metal che dopo un veloce demo e un EP di presentazione tra il 2014 e il 2015,arriva solo ora alla genesi del loro primo full length,
'Defiled In Oblivion'. Con queste premesse, ciò che ci aspettiamo di avere davanti è un album certamente maturo e con composizioni ben studiate, giusto? Nì.
Senza ombra di dubbio il risultato finale di questo 'Defiled In Oblivion' è apprezzabile, rimandando qua e là un po' agli ultimi lavori dei Malevolent Creation, e di Deicide degli anni 2000, ma ciò che ci lascia alla fine dell'ascolto è un po' come l'aver bevuto un bicchiere d'acqua. Sicuramente piacevole, gustoso, ma poi?
Ed è proprio quel poi che manca, dato che comunque i Castrator macinano riff uno dopo l'altro, come in
'Befoul My Existence', ma quello che manca è la consistenza, un amalgama che renda questo debutto pregno di quel qualcosa, quell'x factor che sia capace di distinguerlo dagli altri. E da questo punto di vista, pezzi buoni ma ampiamente anonimi come
'Inquisition Sins' o
'Purge the Rotten (Ones)' non aiutano certamente. Molte parti strumentali si assomigliano alla lunga (il riff principale di
'Sinister Mind' lo si sentirà più e più volte), e rimanendo comunque più che godibili, un fortissimo senso di deja-vu permane fino alla chiusura affidata con l'ottima stavolta cover di
'Countess Bathory' dei Venom.
Nulla di eccezionale dunque in
'Defiled Oblivion', che resta comunque un disco che potrà far passare una quarantina di minuti senza tanti pensieri per la testa, ma di cui alla fine rimarrà poco e nulla. Restiamo fiduciosi nell'attesa di un successore...
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