Copertina 7,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2022
Durata:180 min.
Etichetta:Noise/BMG

Tracklist

  1. MORBID TALES
  2. TO MEGA THERION
  3. INTO THE PANDEMONIUM
  4. GRAVE HILL BUNKER REHEARSALS

Line up

  • Tom G. Warrior: guitars vocals
  • Martin Eric Ain: bass
  • Reed St. Mark: drums
  • Stephen Priestly: drums

Voto medio utenti

Quando si parla dei Celtic Frost, si deve fare una riflessione seria, perché la band per chi non lo sapesse o avesse vissuto in un’altra dimensione ultraterrestre ha contribuito pesantemente a porre le basi del metal estremo.
Questo perché al tempo non c’erano molte formazioni così oscure, malvagie e provocatorie come loro; bisogna dire che dobbiamo ringraziare i fondatori Thomas Gabriel Fischer e il compianto Martin Eric Ain per averci donato questa ribelle creatura dopo la prematura fine del precedente ensemble, gli infernali Hellhammer.
La band elvetica nasce proprio dalle ceneri di quest’ultima, sciolta dopo i riscontri negativi dati dal primo e unico lascito ovvero l’Ep “Apocalyptic Raids” del 1984.
Ora la Noise/BMG dopo averci donato il cofanetto dei grandi Voivod, colma la lacuna con questo boxset celebrativo contenente i due album seminali, il mitici Ep del 1984 e 1985, “Morbid Tales” ed “Emperor’s Return” con bonus tracks e un disco extra, ma non solo, il cofanetto contiene un libro di quaranta pagine con note, interviste ai protagonisti e foto inedite.
Per i più fanatici oltre al classico formato in CD c’è la succulenta edizione in vinile contenente otto vinili, una musicassetta, una chiavetta USB con l’intera opera in mp3 e gli extra compresi anche nell’edizione in CD.
Quindi non è possibile non avere questa antologica edizione succosa per amanti del metal estremo, qui abbiamo brani come la dinamitarda e veloce “Into the crypt of rays”, la strumentale inquietante e psicotica “Danse macabre” che da il titolo a questa raccolta, la monumentale “Circle of the tyrants” e la grande e nerissima “Necromantical screams”.
Ma gli elvetici sono stati anche degli avanguardisti sperimentatori inserendo elementi sinfonici in un contesto così pesante come nell’album “Into The Pandemonium” e con la cantabile “I won’t dance” che destò molto sconcerto dei fan all’epoca per il tiro “commerciale”.
A mio modesto parere e consiglio, un cofanetto da non lasciarsi sfuggire, per due motivi; il primo è che gli svizzeri hanno contribuito a gettare le basi del black metal odierno e non solo.
Il secondo è che la band ha lasciato un solco ed ha ispirato numerose formazioni metal e non grazie alla sua volontà di sperimentare e precorrere i tempi, lode al gelo celtico!
Recensione a cura di Matteo Mapelli

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