Non riuscirò mai a capire per quale motivo alcuni gruppi, soprattutto esordienti, anziché suonare ciò che hanno dentro, preferiscono avventurarsi in generi, magari più complessi e che quindi "dovrebbero" valorizzare maggiormente le loro abilità ma che, di certo, non appartengono al loro bagaglio musicale.
Il risultato di questa incongruenza di fondo, non può che portare a dei risultati deludenti, dal punto di vista della qualità espressa.
Esattamente in questo contesto si colloca Absorbing Infinity, debutto discografico assai contraddittorio degli americani Slanderus, band proveniente da Ontario (California) e fondata dal chitarrista Jason Kennedy.
Il sound dei Nostri, che nelle intenzioni originali, dovrebbe essere una perfetta commistione di progressive e thrash, si rivela, a conti fatti, un’accozzaglia piuttosto mal distribuita di elementi melodici che dovrebbero avere il compito di creare atmosfere intime ed evocative ma che, di fatto, raramente riescono a combinarsi armonicamente tra loro ed a sposarsi con le strutture più rocciose dei brani.
Questi limiti emergono sin dall’iniziale Tectonic Plates, brano in cui, anche il vocalist Allen Alamillo sembra soffrire, con il suo timbro fin troppo pulito ed educato che infatti si trova molto più a proprio agio in composizioni dall’andamento più regolare, come Find Your Lifeline o A Small Sacrifice, dove però la band riesce addirittura a dare il peggio di sé, scimmiottando malamente i Fates Warning, ma ovviamente, senza avere né la loro classe, né soprattutto la loro carica emotiva, finendo per scadere in una ballata assolutamente piatta.
Tutto da buttare quindi? No.
Bisogna riconoscere che Absorbing Infinity è comunque un disco con delle potenzialità, peccato che molto spesso rimangano inespresse.
Esempi emblematici sono la title-track, la successiva Cobra Kai (stendiamo un velo pietoso sulla banalità del titolo!), o ancora Omen, tracce che ci mostrano una band che finalmente abbandona le sue velleità progressive e vira verso direzioni stilistiche più asciutte e più funzionali alle proprie caratteristiche; brani che sembrano funzionare, soprattutto grazie al buon lavoro di chitarra di Jason Kennedy.
Si tratta però di piccoli bagliori di luce, di saltuari sprazzi qualitativi che emergono sporadicamente all’interno del disco ma che, alla lunga, finiscono sempre per essere inghiottiti da strutture musicali inopportunamente allungate ed intricate, che trovano il loro apice nella conclusiva Absolution, brano assai elaborato che dimostra, una volta ancora, tutti i limiti di cui sopra.
Absorbing Infinity è un album debole, animato da un’incompatibilità di fondo che costituisce il suo "peccato originale", rappresentato dall’assurda pretesa da parte della band, di volersi cimentare in un sound fin troppo articolato e al tempo stesso introspettivo, che però non appartiene chiaramente al suo DNA.
Gli Slanderus viceversa, riescono a dare il meglio di sé nelle composizioni più dirette che però vengono costantemente penalizzate da inopportuni richiami progressivi, e quindi, anche nei suoi momenti migliori, il disco non decolla mai veramente del tutto.
Peccato.
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