Questo ritorno dei piemontesi ha come titolo il celebre motto coniato dall’imperatore romano
Caio Giulio Cesare, ma non è ispirato a questa figura storica piuttosto è legato a vicissitudini private e personali di uno dei componenti del quartetto.
Questo nuovo lavoro conferma lo stato dei nostri, ispirato e letale; come un coltello che ti scava nelle carni, freddo, mirato per raggiungere l’anima e segnarla, forse per sempre.
I nostri sono dei pionieri di un certo modo di concepire il metal estremo contaminandolo con fredde scariche industriali rendendolo ancora più tagliente.
“
In perpetual error” è una frustata lucida con riff serrati in un mid tempo con grande lavoro di batteria dinamico.
La voce ha un growl cupo, cavernoso ma leggibile, le chitarre sono affilate e recano echi thrash.
“
White rooms” è un mid tempo che si apre con voce pulita ma venata da rabbia fino al sopraggiungere del tono più animalesco con riff malsani di chitarra unite alla sezione ritmica pesante e soffocante.
La sezione ritmica martellante del brano “
When the angst become noise” è gelida, le vocals estremizzate sembrano robotiche con un dualismo scream in sottotraccia.
Se cercate un significato diverso del metallo della morte eccolo qui, perché la radice è stata trattata da incursioni granitiche, dissonanti e senza uscita alcuna.
Altro masso è “
World wide war”, minaccioso up tempo mitragliante con riff serrati e di bell’impatto.
La melodia è maligna, all’interno ci sono rallentamenti al limite del doom con le vocals che ripetono ossessivamente il titolo della traccia.
Bel ritorno, se lo stop dovuto alle cause che conosciamo ha dato una svolta pessimistica a molti musicisti, i nostri hanno accresciuto la vena caustica, critica e senza paura alcuna, il loro essere volutamente “contro” è un bel segno di vitalità, ottimi.
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