I danesi
Lucid Grave si erano già fatti notare con l'Ep "Goddess of misery" (2020) e con il singolo "Surfer bat" dell'anno successivo. Adesso esce il primo vero full-length per
Electric Valley Rec., dal titolo "
Cosmic mountain". Una montagna cosmica fatta di retro-rock settantiano, occult-doom, atmosfere dark-psichedeliche, vocals teatrali ed una sottile venatura rabbiosa quasi punkeggiante che affiora di tanto in tanto nel loro sound.
Il quintetto di Copenhagen non fa mistero di ispirarsi ad un trio di nomi del calibro di Black Sabbath, Hawkwind e Coven (con qualche richiamo al punk degli 80, vedi i Black Flag), cosa che appare confermata da quanto troviamo nel presente lavoro.
La torrenziale title-track (oltre undici minuti) parte con un rarefatto sciamanesimo ultra-doom, accentuato dalla voce operistica e stregonesca della vocalist
Malene. Poi i toni si fanno più solenni e disperati, entrando nel reame dello psico-sludge. La band incede con passo possente e tetro, creando una atmosfera spiccatamente orrorifica e sinistra, inglobando elementi post-metal dal timbro quasi robotico. Si distingue particolarmente il timbro lamentoso e ritualistico della cantante, insieme a rallentamenti oscuri come tenebra cimiteriale. Buon episodio, carico di tensione drammatica, ma a mio avviso esteso forse più del dovuto.
Più concisa e sferzante la seguente "
Old spirit", una botta ruvida con massice inoculazioni di sintetizzatori. Una sorta di synth-stoner dal taglio cupo e bellicoso, con echi di modernismo alla Elder/Spirit Adrift che non spiaciono affatto. Quando spinge sul pedale ed incrementa la durezza, la band ci sa fare. Forse in futuro dovrebbe insistere con maggiore frequenza in questa direzione.
Tutt'altra cosa invece "
I'm still high", una slow-ballad notturna e sconsolata come il termine dell'esistenza terrena. La carica depressiva viene alleggerita da impennate ritmiche poderose e dall'ottimo lavoro della coppia di chitarristi, che si lanciano in solismi cristallini e molto psych-oriented. Episodio assai scenografico, ben costruito, dove
Malene può scatenare pienamente le proprie modulazioni sonore: da quelle profonde e sofferte a quelle urlate ed intense.
Doom-blues la lunga "I
feel the fire", altro slow oscuro come la notte. Marcata l'impronta psichedelica, per un tema che si snoda sinuoso come un serpente. Uno stile saturo ed evocativo, che pare quello più caro ai danesi. Ancora più morbida e lisergica "
Stay away", dove l'accento swamp-bluesy diventa preponderante insieme ad un chitarrismo liquido e acido come mescalina. I richiami ai seventies sono palesi, sembra di sentire i Grateful Dead suonare ad un funerale tossico. Da brividi la performance della cantante.
L'ombra degli Hawkwind, rivisitati in chiave doom-sludge, compare nella conclusiva "
Curse of the crow", un monolito ossianico da tregenda. Ritmo rallentato e sospeso, chitarroni ribassati, atmosfera nefasta, una piccola gemma per chi ama la musica introspettiva che alimenta le emozioni più dolorose e intense.
I
Lucid Grave sono una di quelle formazioni che puntano a creare una costante atmosfera avvolgente e teatrale, assai tetra e drammatica, con sconfinamenti nel funeral-doom bilanciati da una cospicua dose di dark-psichedelia. L'effetto liturgico è decisamente buono, così come le stimolazioni emotive. Anche i passaggi più rocciosi e metallici funzionano adeguatamente, tanto quanto l'interpretazione vocale sempre struggente e particolare. Talvolta però appaiono ancora debordanti nel dilatare le proprie soluzioni, con alcuni momenti che finiscono per diventare un pò stucchevoli e prolissi. Diciamo che la prova è buona, pur se migliorabile.
Chi è in cerca di doom moderno, dotato di una certa raffinatezza ed eleganza, che agisce più sull'immaginario cerebrale che sull'immediatezza ghiandolare, può trovare soddisfazione nel debutto dei danesi.
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