Rispetto all'omonimo, splendido, debut, il suono dei finlandesi
Ymir diventa più quadrato, certo meno caotico e più melodico, ma, ancora una volta, scolpito nel ghiaccio ed avvolto nelle nebbie del Nord.
"Aeons Of Sorrow" è l'essenza stessa del Black Metal e
Ymir un gruppo fuori da qualunque dimensione temporale.
In quest'album c'è la passione, il vento sferzante, l'impenetrabilità delle foreste, l'urlo primigenio della sofferenza, un possente afflato epico ed atmosfere magiche e silenti come quelle di sconfinati paesaggi innevati.
Le chitarre si intrecciano, furiose e taglienti, dipingendo scenari solitari ed evocando pura misantropia.
Le tastiere, mai invadenti, conferiscono al suono un delizioso retrogusto sinfonico.
Corvus, dietro al microfono, atterrisce ad ogni urlo, ogni secondo.
Il songwriting di
Vrasjarn, chiaramente debitore alla seconda metà degli anni '90, si dimostra ispirato dalla mano di qualche entità oscura che lo guida sul pentagramma nella creazione di trame "semplici" e dannatamente avvincenti.
Ymir, e difficilmente potrò essere smentito, ci regala un piccolo capolavoro: "piccolo" per il suo essere di nicchia, ma enorme nella sua capacità di suscitare emozioni e di commuovere con i suoi inni di disperazione, maestosità e pura, gelida, bellezza.
"Aeons Of Sorrow" è più di un semplice album.
Questo è un omaggio, meraviglioso, a
ciò che era una volta.
Qui dentro giacciono l'animo battagliero dell'essere umano e la devastante forza della Natura in un connubio, elitario, di forza nera che si fa poesia trasformandosi nel suono della nostra anima per la nostra anima.
Al freddo, senza riparo, ci inchiniamo a questo Maelstrom sonoro ed alle sue scarnificanti melodie che, letteralmente, lacerano la pelle e trasformano le lacrime in pietre di ghiaccio.
Arte.