Musicisti eccezionali o fenomeni da baraccone su YouTube? E perché non tutti e due???
I
Polyphia, da Plano, Texas, sono un quartetto strumentale dedito ad una musica difficilmente incasellabile. Saliti agli onori della cronaca per le performance chitarristiche a dir poco strabilianti di
Tim Henson e
Scott LePage, in poco tempo il combo comincia a diventare una celebrità su YouTube, piattaforma che dà loro una visibilità smisurata e l'attenzione delle case discografiche. Dal 2015, quindi, la band sforna 4 album, 2 EP e si imbarca in lunghissime tournée, in cui il quartetto texano può sfoggiare una tecnica devastante, ma una musica con pochissimo cuore.
Quello che ascolterete, infatti, in questo "
Remember that You will Die" (come nei precedenti lavori, che per dovere di cronaca sono andato a recuperare), è chitarrismo estenuante, molto spesso su corde di nylon, che viene intrecciato ad una pletora di suoni, basi, prestiti dall'hip hop, dal funky, dal prog rock e da mille altri scenari sonori. La qualità prettamente strumentale del combo si 'inquina' in pochi episodi, in cui la band si avvale di featuring provenienti principalmente dal mondo hip hop e trap.
E allora, amici lettori di Metal.it, che diavolo ci fanno i Polyhpia sul nostro portale? Beh, la
colpa è di Steve Vai. Chiedo alla regia di agevolare il filmato.
Grazie regia. Ora, quando una divinità delle 6 corde come Mr. Vai si concede uno dei suoi rarissimi featuring ad una band del genere, fornendo un endorsement così grosso (sia su disco che nel video!), allora l'attento ascoltatore che è in me ha il dovere quantomeno di verificare se qui, oltre a tanto fumo, ci sia dell'arrosto di prima qualità.
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Stacco.
Diversi ascolti dopo.
Qui ci sono delle cose che sono certe, ad esempio: il fatto che i ragazzi sappiano suonare oltre ogni ragionevole dubbio; il fatto che la musica proposta dai Polyphia sia un monumento alla contaminazione ed al futuro; il fatto che anche Steve Vai riconosca nei ragazzi una ricerca spasmodica verso l'evoluzione del chitarrismo, ben oltre le stantie gare di velocità, ma più verso l'esplorazione dei limiti dello strumento, per provare a superarli.
D'altro canto, il metallaro che è in me sta urlando ininterrottamente, da quando è iniziata questa recensione, dandomi dell'infedele e minacciandomi di morte se non tolgo questa musica dal lettore. Che faccio?
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