Gli
Hammers of Misfortune tornano, a distanza di sei anni, con una formazione largamente rimaneggiata, ed un album che fino all'ultimo ha rischiato di non nascere, o perlomeno di nascere sotto un altro nome. E' stata la continua rincorsa di
John Cobbett, che ha trasformato quella manciata di idee in un vero e proprio album degli HoM, grazie anche alla rinnovata collaborazione con
Jamie Myers ed altri nomi storici della band.
L'album in sé ha quella caratteristica tipica degli Hammers di suonare come un enorme guazzabuglio sonoro, complice anche un produzione non eccelsa (tutt'altro) di un mostro sacro come
Steve Albini; la tendenza generale è di spingere sull'acceleratore, con brani che si rivestono di furia thrash ma che sembrano un esperimento di Yoko Ono, cantati in maniera sgarbata e disallineata. Di sicuro è la quota stilistica della band, ma molti dei pezzi di questo "
Overtaker" mi hanno lasciato una certa fatica all'ascolto, non essendo scorrevoli, tutt'altro.
Che dire... Sono sempre loro, e come ogni album degli Hammers of Misfortune che si rispetti, ti deve piacere, per piacerti. Per me, però, è un mezzo no.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?