Toh, chi si rivede.... a distanza di dodici anni dal precedente lavoro, tornano i greci
Deviser, nome storico della scena estrema del loro paese, i quali, rimessisi insieme nel 2017 pubblicano, grazie alla
Hammerheart Records,
"Evil Summons Evil", il loro quinto lavoro di lunga durata da quando, nel 1989 nell'isola di Creta, i Nostri muovevano i loro primi passi.
Una carriera, dunque, lunghissima ma povera di uscite e, certamente, vissuta ai margini di un movimento che, invece, ha avuto, non solo in madre patria, grandi riconoscimenti, riconoscimenti che ai
Deviser non sono mai spettati relegandoli, inevitabilmente, nell'underground di culto, ambito dove, ancora oggi, si muovono.
"Evil Summons Evil", per quanto detto fino ad ora, non poteva che essere un classico disco di Greek Black Metal che, nel caso specifico, risulta in grado di miscelare le velleità sinfoniche dei grandi Septicflesh con il gusto melodico, ed oscuro, dei maestri Rotting Christ, per un suono magniloquente, duro, mediterraneo e molto attento all'atmosfera piuttosto che alla bieca intransigenza, sebbene nel disco non manchino momenti caotici e partiture sferzanti come il vento.
I
Deviser, appare molto evidente, conoscono bene la materia in cui si cimentano, ma si limitano a riproporre soluzioni sentite e risentite e, se è vero che la loro musica risulta affascinante nel suo essere orgogliosamente epica, è altrettanto vero che i vertici qualitativi dei loro modelli sono lontani e la personalità sembra essere molto più che latitante.
Certo, i
Deviser, pur nascosti nell'ombra, questo suono hanno contribuito a crearlo, ed era difficile, quindi, aspettarsi da loro qualcosa di diverso, però, considerandone il talento, era lecito immaginare un album forse più "moderno" nel quale osare qualcosa di più, o forse ero semplicemente io che avevo aspettative troppo alte, insomma, sia come sia,
"Evil Summons Evil" mi è sembrato il classico album "sicuro", quello in cui troverete ciò che vi aspettate se conoscete la scena ellenica ed in cui non troverete nessuna originalità.
Vi basta?
A me, che stravedo per questo modo di intendere l'estremo, si (ma con riserva).
In ogni caso, siamo di fronte a musica di valore che non si ascolta ogni giorno, motivo per cui non posso che chiosare con uno scontato, ma sentito: bentornati!
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