"
Bloodking", terzo album dei polacchi
Scream Maker, era già uscito ad inizio anno e, come i precedenti, in regime di autoproduzione, ma ora la
Frontiers Music gli offre ulteriore visibilità, preparando al contempo il terreno alla loro prossima realizzazione, prevista nel corso del 2023. A favorire questa collaborazione probabilmente ci ha messo lo zampino l'iperattivo
Alessandro Del Vecchio, che era stato dietro al banco del mixer per tutti e tre i full length della band di Varsavia, ma è comunque indubbio che alla luce di quanto ascoltato su "
Bloodking" si siano meritati questa chance.
Diciamo subito che qui siamo non siamo alle prese né con una proposta Melodic Rock o AOR né d fronte all'ennesimo supergruppo, si tratta, infatti, di una di quei casi in cui la
Frontiers esce dalla sua comfort zone a favore di sonorità più Heavy del solito.
E "
Bloodking" ha assolutamente un'anima Heavy Metal, che rispetto al passato in diverse occasioni vede accentuare le sue palpitazioni thrasheggianti, che si sommano alla lezione di gruppi come Judas Priest, Saxon e Iron Maiden, questi ultimi tirati in ballo anche dall'impostazione del valente cantante Sebastian Stodolak.
Un breve incipit ("
Invitation") e poi con "
Mirror, Mirror", scelta anche come singolo, gli
Scream Maker iniziano a fare sul serio, dando dei bei schiaffoni con la classica "
mano d'acciaio in un guanto di velluto", dove la mano è interpretata da una ritmica incalzante e il guanto da un'evidente ispirazione melodica nel comparto vocale, mentre il guitarwork si rivela assolutamente imparziale, tanto aggressivo quanto melodico, con
Michał Wrona che riesce sempre a fare la scelta più azzeccata.
Lo stesso approccio della seguente titletrack, e comunque per gran parte delle canzoni nel corso dell'album, dove alcune mostrano più di altre una mai sopita devozione verso Bruce Dickinson, come nel caso di "
When Our Fight is Over", "
Scream Maker" o "
Hitting the Wall". Ma si fanno notare anche la priestiana "
Petrifier" o il taglio più Hard Rock di "
Brand New Start", e soprattutto l'intensa e cangiante "
Candle in the Wind" che registriamo tra i momenti migliori di una abbondante tracklist (addirittura quindici tracce), dove emergono anche quelli che prendono le distanze del mero assalto metallico, a partire dalle melodie di "
Die in Me" per culminare nei toni drammatici e sicuramente non "
troppo fiduciosi" della conclusiva "
Too Late".
Con "
Bloodking" i nostri sembrano aver raggiunto la maturità e messo a fuoco la propria proposta musicale, e così, forti anche di una rinsaldata line-up e all'accordo discografico con la
Frontiers, credo proprio che con il prossimo album possano fare un ulteriore salto di qualità.
Metal.it
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