Il passaggio alla
Frontiers Music, sempre più “asso pigliatutto” del
rock melodico internazionale, ha sicuramente giovato a
Rob Moratti e al suo
team di lavoro, fotografati in una smagliante forma espressiva in questo “
Epical”.
Nessuna “vera” novità dal punto di vista stilistico, ma se rapportato al precedente “
Paragon”, il nuovo lavoro solista dell’esperto cantante canadese ostenta una qualità superiore in fatto di efficacia compositiva, pur continuando a muoversi nell’ambito della nobilissima narrazione dell’
AOR nordamericano, con numi tutelari da ricercare in quell’empireo dove soggiornano imperituri Journey, Survivor e Refugee.
La voce di
Rob, scintillante commistione timbrica tra
Steve Perry,
Jimi Jamison e
Jon Anderson, appare come di consueto adattissima a governare tali suoni così “collaudati”, e questa volta è però necessario rivolgere qualche specifica lode supplementare anche a
Felix Borg,
Fredrik Bergh,
Ulrick Lönnqvist e
Pete Alpenborg, splendidi contributori alla scrittura di brani assai emozionanti e coinvolgenti.
Aggiungiamo la consolidata perizia esecutiva di
Joel Hoekstra (Whitesnake, TSO, ex-Night Ranger, …) e
Tony Franklin (ex- Blue Murder, The Firm, …) ed otteniamo una collezione di frammenti sonori davvero accattivanti, a partire da una “
Can I hold you for a while” che sono certo gli estimatori del settore non potranno che apprezzare per la sua vivace e cristallina “classicità” sonora.
“
Masquerade”, grazie ad un
refrain ficcante e alle vette vocali raggiunte da uno scintillante
Moratti, è persino meglio, al pari di una “
Nothing left to say” che avvolge l’astante in un bozzolo melodico ben noto agli ammiratori di REO Speedwagon e Bad English.
Non è difficile, poi, inserire “
Valerie” tra i numerosi momenti di classe dedicati con innato trasporto passionale ad una fanciulla, e anche la successiva “
Hold on” può tranquillamente essere inclusa tra i brani che sanno sfruttare ad arte i sacri dogmi dell’
AOR.
E sempre a proposito di “tradizione” ben metabolizzata subito dopo arrivano “
For the rest of my life”, con il suo languido afflato nostalgico, la vaporosa “
Stay the night” e le brillanti “
Love” e “
Crash and burn”, davvero abili a mettere a frutto con buongusto l’immarcescibile lezione Journey-
esca, mentre alle screziature
prog di “
You keep me waiting” è affidato il compito di infatuare i
supporter di certi Yes "commerciali" degli
eighties.
Con un altro ritornello e una melodia ad alto coefficiente di contagiosità, le pregiate caratteristiche fondamentali di “
Strangers”, “
Epical” si congeda dal suo
target di riferimento, quel pubblico di
rockofili ancora capace di riconoscere l’emozione anche laddove inserita in contesti espressivi di certo non “rivoluzionari” … chiamateci pure “nostalgici”, se volete … non ci offenderemo e continueremo a godere senza turbamenti della musica di artisti di valore come
Rob Moratti.
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