Rispetto al precedente album "Savage" (2017), che aveva anche rappresentato l'esordio sulla lunga distanza dopo il MLP "Release the Hounds" (2014), i fratelli
Azevedo hanno cambiato i loro compagni di viaggio ma non il percorso musicale che perseguono sin dai primi passi. Infatti, il sound dei
Lyzzärd rimane sempre una lega di metallo che combina Heavy e Speed, mentre le novità in formazione sono rappresentate dal chitarrista
Telmo Marrão, dal bassista
André Ribeiro e, alla batteria, da
Luís Ferreira.
Dal Pozzo di Satana a precipitare nell'abisso il passo è breve, così, dopo lo sferragliare e le urla minacciose e di terrore della breve introduzione, la prima vera e propria canzone del disco è proprio "
The Abyss", dove la formazione portoghese dimostra di aver ben assimilato, metabolizzato e data una propria interpretazione alla lezione dei classici, con rimandi, in ordine sparso, a Judas Priest, Mercyful Fate, Iron Maiden, Riot, Exciter, Helstar, ecc...
"
Shackles of Justice" conferma anche quello che mi era già parso di cogliere:
Tiago Quelhas Azevedo ce la mette sempre tutta, ma in più di qualche frangente appare ancora acerbo e un po' troppo sguaiato, non sempre con il controllo sulla sua voce, che si potrebbe comunque descrivere come un intreccio tra Thorsten Bergmann (Living Death), Olof Wikstrand (Enforcer) e Guy Speranza (Riot). Risulta invece molto più efficace e precisa la prova dei due chitarristi,
Ricardo Azevedo e
Telmo Marrão, e questo si evidenza bene tanto su "
Red Hot", sia nella prima parte - più melodica - sia nella seconda - più serrata - quanto nelle trame più articolate e priestiane di "
Jailbreaker". I
Lyzzärd vanno poi diretti come un treno e si spingono quasi al limite del Thrash Metal con "
Agents of Death", ma non scherzano nemmeno quando ricorrono a randellate Speed ed Epic per forgiare "
From the Blade to the Grave". Convogliano poi troppe influenze all'interno di una "
Resistance" piuttosto arruffata, ma fanno di meglio con i ritmi marziali ed anthemici di "
As Above So Below", altro brano comunque strutturato ma nell'occasione dalla buona riuscita e assolutamente non banale, tanto da poter essere additato come l'episodio più rappresentativo di "
The Abyss".
Assoluta dedizione e l'energia messa in campo non è certo da meno, ma qui e là i
Lyzzärd perdono ancora il controllo del mezzo e finiscono per sbandare...
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