La primissima incarnazione dei Crvna risale addirittura al lontano 1994, periodo nel quale la formazione veronese iniziò a produrre sia brani propri che cover di band rock e hard rock degli anni settanta e ottanta. Il loro primo demo ("Usiamo solo roba nostra") risale al 2000, mentre solo nell'estate 2003 è stato completato questo nuovissimo lavoro dal titolo "Mira". In esso sono presenti tre brani di buona fattura ma stilisticamente piuttosto diversi l'uno dall'altro, che danno un po' l'impressione di rappresentare le varie "dimensioni" sonore nelle quali i Crvna si sentono più a loro agio. La prima traccia, "Obietto", è un bel pezzo in bilico tra passaggi funkeggianti alla Red Hot Chili Peppers e sonorità elettroniche (eh sì, del resto chi è che non ne fa uso al giorno d'oggi?), un episodio decisamente positivo e probabilmente anche il migliore contenuto nel mcd. Nel secondo pezzo i ritmi rimangono piuttosto sostenuti ma le influenze che la facevano da padrone in quello precedente sembrano essere scomparse a favore di un sound un po' più grezzo e diretto: sarà il testo in spagnolo e l'approccio "militante" che lo contraddistingue, ma a me sono venuti in mente gli Ska-P... Terminata questa canzone si passa all'ultima traccia del demo, "Un sogno la mia stella", e ancora una volta assistiamo ad un cambiamento di stile, che in questo caso è un vero e proprio taglio netto con ciò che era stato proposto fino a adesso. Questo brano è infatti un classico esempio di rock melodico (che vede tra l'altro la presenza della vocalist Gessjca Panato accanto al cantante ufficiale del gruppo) e in un certo senso può essere visto come l'anello debole della catena, cioè l'episodio meno riuscito e meno convincente dei tre. In generale il promo, se pur nella sua brevità, mette in luce le doti di una band molto professionale e preparata tecnicamente, che non lascia nulla al caso e cura moltissimo le proprie composizioni. Molto buona è anche la resa sonora dei brani, ma come dicevo quello che lascia un tantino perplessi è proprio la questione della diversità dei generi ai quali essi appartengono. Credo che in futuro i Crvna dovrebbero cercare di rendere le loro produzioni un po' più omogenee da questo punto di vista: ascoltando "Mira" non si capisce se il gruppo sia intenzionato a proporre una sorta di rock italiano di stampo tradizionale oppure sonorità ben più potenti e d'impatto oltre che maggiormente aperte ad influenze esterne, un tipo di ambiguità che una band di questo livello non credo possa concedersi e sulla quale dovrebbe forse riflettere a lungo onde evitare passi falsi in futuro.
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