Una premessa prima di iniziare questa recensione.
Lo confesso: ho sempre avuto un debole per lo stile compositivo, il gusto melodico e le doti tecniche di
Victor Smolski che fece breccia nel mio cuore con l’accoppiata
Unity (2002)-
Soundchaser (2003), ai tempi della sua militanza nei gloriosi
Rage. A tal proposito, invito tutti i lettori ad andare a rivedersi il bellissimo
special sulla monografia della band tedesca che fece, a suo tempo, il Nostro grandissimo ed inimitabile Frank.
Da allora, di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia; sono trascorsi 20 anni esatti da quel periodo ed il buon
Victor Smolski, nel frattempo, ha (ahimè) abbandonato la band di Peavy, con conseguenze tutto sommato negative per entrambe le parti, dedicandosi al suo nuovo, ma altalenante (parere personale) progetto, denominato
Almanac, ai suoi vecchi
Mind Odyssey (la cui discografia è però ancora ferma dal 2009) e, nel contempo, tornando nuovamente ad occuparsi della sua carriera solista, che era rimasta in sospeso addirittura dal 2004!
Guitar Force, appena uscita per la
Massacre Records, rappresenta la "nuova" fatica discografica targata
Victor Smolski e ci presenta, nelle sue pochissime tracce inedite (aspetto su cui torneremo), un musicista nuovamente in grade spolvero, che si occupa di tutti gli strumenti e che, una volta ancora, sfoggia il suo talento, dando libero sfogo al proprio tipico inconfondibile sound, qui fruibile in tutte le diverse sfumature.
Capita cosi, di apprezzare l’incisività e le ariose melodie rockeggianti, sostenute da una robusta struttura metallica della title-track mentre, in brani quali
Chapter 3,
Bourret e
Menuet, opere scritte da Bach e già proposte nel disco solista
Majesty & Passion, si rimane affascinati dall’amore viscerale di
Victor per la musica classica e per le raffinate parti sinfonico-orchestrali, ma ciò che colpisce maggiormente è il modo, del tutto personale, diverso dal classico stereotipo malmsteeniano, in cui l’artista è in grado di reinterpretare questi elementi, all’interno di una concezione prettamente rock-metal.
Comunque, il brano in assoluto più bello e significativo dell’intero disco, è rappresentato dalla suite (della durata di quasi 16 minuti!) intitolata
World Of Inspiration che, al suo interno raccoglie tutti gli ingredienti di cui si compone il tipico sound elegante, ma incisivo, di
Smolski: aggressività, virtuosismi, intensità emotiva, orchestrazioni, riffs graffianti, alternati da inattese aperture melodiche e qualche strofa di facile presa, per rendere il tutto più digeribile, insomma si tratta di una traccia che si dimostra assolutamente all’altezza del Genio del polistrumentista bielorusso.
Guitar Force è quindi (stando a quanto analizzato finora) un disco davvero bello, MA (perché il più delle volte, nella vita, funziona proprio cosi; c’è sempre un “MA” a confutare quanto di buono è stato detto precedentemente) non propriamente nuovo!
Difatti, a voler anche solo ben guardare la tracklist, ci si rende conto da subito che, delle 9 tracce di cui è composto il disco (escludendo il brevissimo intermezzo
Darkness), solamente la title track e la sopra citata
World Of Inspiration sono composizioni inedite. Detto dei brani di Bach, ripresi dal precedente disco solista, tutti gli altri, ovvero
Bought And Sold,
Self-Blinded Eyes e
Satisfied, non sono altro che delle semplici versioni strumentali di pezzi già presenti negli album degli Almanac, a cui bisogna poi aggiungere la (sempre bellissima, ma pur sempre già esistente)
Unity riesumata, per l’occasione, dal “periodo-Rage”.
Appare alquanto palese quindi che, a conti fatti, questo disco assuma più le sembianze di un “Greatest Hits” con qualche inedito, piuttosto che di un vero e proprio nuovo full-length ed inevitabilmente, soprattutto ai vecchi estimatori di
Smolski, rimane un pò di amaro in bocca (anzi, se proprio devo dirvelo, a me "girano" proprio!) per non avere la possibilità, dopo tutto questo tempo, di poter ascoltare delle composizioni di nuova fattura, magari dello stesso pregevole livello qualitativo delle due inedite contenute in questo lavoro.
Insomma, caro
Victor, diciamocelo chiaramente: c’era proprio bisogno, di dover ripescare in maniera cosi pesante dal tuo (più o meno recente) passato?
Non sarebbe stato meglio attendere l’ispirazione per delle nuove canzoni, correndo anche il rischio (ritenuto sconveniente dal cosiddetto "music business", me ne rendo conto) di far trascorrere qualche altro anno, dando cosi alla luce un VERO NUOVO album, con tutti i suoi crismi (includendo magari solo
Unity come “bonus track”), piuttosto che realizzare un anonimo e commercialissimo “The Best Of...”, spacciandolo per il terzo capitolo della tua carriera discografica???
Chiedo per “un amico”....sia chiaro.
Pensaci
Victor...e comunque, in ogni caso, per le emozioni che hai saputo regalarmi in passato, ti voglio bene lo stesso!