"The privateer is watching, the moon provides the only light... "
Per quanto il nome adottato della band della Foresta Nera, sembri rimandare all'omonima canzone di "Black Hand Inn" e vengano riproposte tematiche e ambientazioni piratesche, non sono poi molte le similitudini tra i
The Privateer e i Running Wild, anzi. Infatti, il loro è un Folk-Power che è maggiormente in debito con gli Alestorm e con richiami assortiti tra Ensiferum, Eluveitie, Sabaton, Arch Enemy, Skyclad, e oggi, dopo più di cinque anni alle catene su qualche galea... danno un seguito a "The Goldsteen Lay".
Sul nuovo "
Kingdom of Exiles" si è fatto ancor più centrale il ruolo della violinista
Clara Held, passata anche dietro al microfono dove è ancora affiancata alla sua storica controparte maschile, quel
Pablo Heist giunto però al termine della navigazione con i
The Privateer, dato che era già stato sostituito prima da Jonas Piraterie e infine da Pascal Streb.
Introdotte da "
Cadence of Life", le briose schitarrate di
Roman Willaredt e
Christian Spöri menano subito le danze di una "
Madness is King" ben declamata
dal duo
Held e
Heist, nel classico stile dei
The Privateer, che puntano sempre ad espandere i confini del canonico Power Metal. Così come fanno pure sulla seguente "
Queen of Fire and Wind", un po' caciarona e scombinata, con troppe cose ficcate dentro il pezzo, una spolverata di Viking, Folk, Power, Celtic, Death, gli immancabili "
ohohohoh" e pure un piano, con l'idea che di per sé non sarebbe male, ma andrebbe sviluppata meglio, in maniera più armonica e meno caotica.
"
The Darkest Shadow of Life" riprende da dove ci aveva lasciato il pezzo precedente, per inasprire i toni, che si fanno caldi sotto le scudisciate di
Clara Held, peccato che i cori e anche le linee vocali soliste (che ricordano certe rincorse forsennate di Martin Walkyier ai tempi dei Sabbat) complichino la scorrevolezza del brano. Un delicato arpeggio apre poi in maniera ariosa e saltellante un episodio dove è
Heist a prendere il timone, mentre il resto dell'equipaggio si muove in maniera scomposta cercando, comunque, di dare il proprio contributo alle atmosfere romantiche e darkeggianti di "
Foretold Story".
Siamo ormai oltre al mezzo giro di chiglia, e non mi è ancora riuscito di entrare del tutto in sintonia con l'album, tocca quindi alla titletrack provare a cambiare il mood, e grazie alla maggior compattezza qualche risultato in più lo porta a casa. Interlocutorio il tentativo acustico (quasi alla Simon & Garfunkel) di "
The Realm of the Forest" ma decisamente più soddisfacente il deciso assalto al limite dello Scandinavian Death Metal da parte di "
Ghost Light" che viene addolcita dalle note del violino prima di un finale ad alta intensità. Infine, con la conclusiva "
Memory Of Man" si torna su regimi più moderati, qualcosa tra i Blind Guardian acustici e i Dark Tranquillity di "Therein".
Tante idee. Pure troppe. Alcune riuscite, altre meno. Diciamo che su "
Kingdom of Exiles" fanno pari e patta.
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