Lo avevamo già rilevato ai tempi del precedente “
Never say die” … ai
Wig Wam ha fatto davvero bene accantonare temporaneamente le proprie prestazioni artistiche (dopo l’uscita di “
Wall street”) per recuperare energie e ispirazione, disperse dagli effetti deleteri della
routine.
Se già l’albo del “ritorno” nel 2021 ci aveva restituito i norvegesi in splendida forma, questo “
Out of the dark” riesce ad andare addirittura oltre, ostentando un potenziamento della tensione espressiva piuttosto “impressionante”, da consegnare felicemente a tutti gli estimatori dell’
hard n’ heavy ad ampio spettro.
Eh già, perché anche se nelle vene dei nostri scorre ancora copioso un vizioso fluido
street rock n’ roll, nel loro
sound non mancano nemmeno vari pigmenti metallici, di natura
folk e
power, e si arriva persino ad inglobare vaghe reminiscenze
grunge (“
God by your side” mi ha ricordato qualcosa dei Masquerade di “
Surface of pain” e potrebbe piacere anche ai
fans degli Alice in Chains), il tutto in maniera assolutamente equilibrata e coerente.
Una musica, insomma, variegata e intensa, allo stesso tempo urgente, evocativa e pure un pizzico “decadente”, proprio come accade nell’avvincente
title-track che apre la raccolta, capace di mettere d’accordo gli estimatori di
Alice Cooper, Hanoi Rocks, 69 Eyes e
Billy Idol.
Chi preferisce soluzioni maggiormente
anthemiche e viscerali troverà conforto nella Aerosmith-
iana “
High n dry”, nella licenziosa “
Bad luck chuck” (una sorta di Van Halen
meets Def Leppard) o ancora nella sferragliante “
Uppercut shazam”, nelle vibranti pulsioni
bluesy di “
Ghosting you” e nei cori contagiosi di “
The american dream”, mentre chi predilige i climi maggiormente “eroici” e battaglieri si potrà rivolgere con fiducia a “
Forevermore” o eventualmente anche a “
Sailor and the desert sun”, che riesce nell’impresa in apparenza impraticabile di far convivere Black Label Society, Eclipse e Turisas.
Al capitolo passionalità e sentimento troviamo poi l’avvolgente “
The purpose” (superbamente interpretata da un
Glam in grande spolvero) e il malinconico strumentale “
79”, non molesto ma forse, complessivamente, il momento meno appagante dell’opera.
“
Out of the dark” è dunque l’eloquente conferma che la “seconda vita” dei
Wig Wam prosegue in maniera pienamente soddisfacente e produttiva … e chissà che, visti i risultati, la scelta di affidarsi ad un rigenerante “
time-out” non possa diventare un suggerimento da indirizzare a tutti quei colleghi che invece si trascinano stancamente in una parabola musicale ormai povera di stimoli.
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