Il primo impatto con "I Can't Scream" dei casertani Inside è spiazzante. Nella bio d'accompagnamento alla voce stile mettono un semplice e classico - Heavy Metal -. Nella breve presentazione il gruppo allarga poi il tiro, tirando in ballo influenze legate al Death Tecnico ed al Progressive Power che si dovrebbero estendere su una struttura Heavy Metal. Ecco che iniziamo ad avvicinarci all'idea che mi sono fatto ascoltando i tre pezzi inclusi sull'album. L'ossatura di base è a mio parere però più attinente alla scuola Death Metal, sopratutto a quella di provenienza scandinava, e qui gli Inside sono poi abili ad inserire parti che insistono, senza stancare, sull'aspetto tecnico, come avviene per la lunga sezione strumentale presente sulla conclusiva "In Silence". La produzione non è complessivamente male, ma la resa sarebbe stata ottimale se si fosse riusciti a dare un impatto maggiore alla sezione ritmica. Venendo alla band, è apprezzabile la scelta di come sono state utilizzate le doppie voci, maschile e femminile, evitando accuratamente di cadere nella trappola della contrapposizione: voce melodica per "lei" e cattiva per "lui", ormai davvero troppo standard. Così Jessica strilla in maniera convincente ed Ago (che si occupa anche della chitarra solista) si destreggia piuttosto bene con un growling di chiaro stampo Swedish. La prestazione di Jessica, come intuibile da quanto appena detto, non è certo rapportabile ai vocalizzi di Tarja (Nightwish) o di Floor Jansen (After Forever) e nemmeno a quella di Angela degli Arch Enemy. Per inquadrarla bisogna guardare più lontano nel tempo, quando il metal al femminile era ancora "rarità", a Dawn Crosby dei Detente e Sabina Classen degli Holy Moses. Ed ecco che finalmente incastoniamo l'ultimo tassello che ho scorto nel sound degli Inside: il thrash metal. La componente progressiva è invece suggerita principalmente dal tastierista Bruno, sorretto comunque dai buoni spunti dei due chitarristi, anche se avrei lasciato da parte le poche uscite neoclassiche. La mancanza di mezzi tecnici all'altezza e di una buona dose di personalità e convinzione avrebbe potuto facilmente trasformare quanto proposto dagli Inside in un caos informe. Non è così e, nonostante qualche sfilacciatura lungo i pezzi, i risultati si vedono.
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