Crippled Black Phoenix, un nome che forse risulta nuovo o poco conosciuto da chi è l’abituale frequentatore di queste pagine musicali, dopotutto si parla di Post Rock (e non solo) con questo progetto musicale britannico.
Progetto fondato a suo tempo da
Justin Greaves ( batterista nei
Teeth of Lions's Rule the Divine,
Iron Monkey ed
Electric Wizard), egli collaborò con
Geoff Barrow (dei clamorosi
Portishead, band che diede una sua personalissima visione del Trip Hop) e con
Dominic Aitchison (i
Mogwai sono un faro se si parla di Post Rock), dopo vari cambi di line up (con sette/otto membri in studio e live), album e tour, nel 2022 è uscito l’ultimo ambiziosissimo album
“Banefyre”.
Dispiace che a fronte di un disco cosi tanto ben riuscito e di una carriera così peculiare, la data bolognese dello scorso anno sia andata particolarmente male con pochissime decine di partecipanti all’
Alchemica.
Quasi 138 minuti di musica spalmati su 13 canzoni nei quali questi musicisti con il loro armamentario strumentale composto dalle tastiere più disparate, tromba, doppie voci, synth, chitarre elettriche, acustiche e percussioni varie riversano idee su idee che vanno ad arricchire questo mosaico musicale con atmosfere e sentori Progressive, Neo Psichedelici e Folk che rendono il loro Post Rock non solo sperimentale, ma anche molto sperimentale.
Ed il bello che tutto questo viene fatto con grande attenzione per i dettagli e le melodie.
Quasi 140 minuti di musica con pochi (e comprensibili) momento di stanca, con highlits pazzeschi come l’ipnotica
“Rose Of Jericho” che con la sua irresistibile coda strumentale psichedelica fa scivolare quasi 14 minuti di musica come se niente fosse, o le atmosfere in bilico tra l’oscura Dark anni ‘80 e l’etereo che a più riprese si presentano, o l’amalgama vocale tra le voci maschili e femminili che ci mostra pure una grande attenzione per le armonie vocali che forse sono la cosa più riuscita di questo lavoro…
Tanti ingredienti, ben miscelati tra di loro e che mostrano che se si hanno idee e coraggio è ancora oggi possibile fare un qualcosa di fortemente personale.
Piccola chiosa finale:
“No Regrets” che è la bonus track di non so quale versione, si distacca abbastanza prepotentemente dal resto della tracklist non solo per sonorità, ma anche per le atmosfere visto che il collettivo ci dà in pasto una brano Doom/Black con tanto di voci efferate e distorsioni varie. Esperimento non riuscitissimo.
Applausi.
Ah, occhio alla meravigliosa edizione in vinile!
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