Seconda uscita discografica, a ben 11 anni di distanza dall’esordio, per gli scozzesi Ascension, provenienti da Aberdeen, i quali incredibilmente, dopo tutto questo tempo, si ripresentano sulle scene con la medesima line-up del debutto, ovvero con Fraser Edwards e Stuart Docherty alle chitarre, Richard Carnie alla voce, Dick Gilchrist alla batteria e Nick Blake al basso.
Under The Veil Of Madness, questo il titolo del nuovo lavoro, ci propone un onesto e gradevole speed-power metal, che attinge sapientemente dalla tradizione, combinando abilmente le diverse influenze sebbene, a onor del vero, vi sia qualche episodio poco convincente (soprattutto in apertura), complici delle sperimentazioni eccessive, attraverso le quali la band cerca di rendere più personale il sound, ma che comportano, a livello di sonorità, delle pesanti cadute di stile, che talvolta sfociano perfino in qualche evidente (ed evitabilissima) pacchianata, degna dei connazionali Alestorm o dei peggiori Dragonforce (ogni riferimento a Megalomaniac, la cui parte strumentale appare più adatta alla sigla di un videogame, piuttosto che ad un album metal, NON è puramente casuale!)
Ad ogni modo, non lasciatevi trarre in inganno dal deludente inizio di questo platter, che effettivamente, nelle prime 2-3 tracce sembra non ingranare mai del tutto, nonostante i tentativi di “metterci del proprio” da parte de Nostri che tuttavia, si rifanno in maniera ossessiva, meccanica e scontata, ad un power che sa ormai di stantio, basato solo ed esclusivamente sui suoi clichè, fatti di ritmiche schizofreniche e linee vocali forzatamente alte, ma incapace di trasmettere emozioni.
In realtà, dal quarto brano in poi, il vento inizia a cambiare radicalmente e si assiste ad un’autentica impennata qualitativa ed emotiva delle composizioni.
A partire infatti dall’epica Monsters, passando per l’istrionica e spensierata Set You Free, per l'inquieta Last Winter’s Night, fino a giungere ai neoclassicismi della strumentale Power Of A Thousand Suns o all’intensa teatralità della title-track e di Pages Of Gold, è un susseguirsi di composizioni ispirate, contraddistinte da validi tecnicismi e da trame melodiche particolarmente indovinate caratterizzate, a loro volta, da una sottile vena romantica e malinconica, che prendono chiaramente spunto dai primi Sonata Arctica, dagli Helloween (in particolare quelli della cosiddetta ”era Deris”), ma anche da gruppi “minori” come Heavenly, Evil Masquerade e dagli stessi Dragonforce (ma stavolta, con riferimento ai momenti migliori di Herman Li e soci).
Under The Veil Of Madness è quindi un disco che, sulla distanza, tende inevitabilmente a crescere e si fa apprezzare; in fondo, tale titolo, non potrebbe essere più azzeccato per un lavoro cosi imprevedibile, frutto, nel bene e nel male, della follia artistica di una band con tanta (a dire il vero, talvolta troppa!) voglia di osare in un genere che ormai ha delle coordinate nette e ben definite.
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