Diceva Agatha Christie: «Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova»
Seguendo il ragionamento della celeberrima scrittrice britannica, si può tranquillamente affermare che i californiani Night Demon, giunti con Outisder al temutissimo esame del terzo disco in studio (esame ancora una volta brillantemente superato, come i 2 precedenti: eccolo, quindi, il fatidico "terzo indizio"), dimostrano di essere una splendida realtà del panorama heavy metal attuale (o, se preferite, della “New Wave Of Traditional Heavy Metal”) e non dei semplici “outsider” (lo so, questa era scontatissima, ma non so stare senza sparare la mia considerevole dose di minchiate quotidiane).
Il terzetto americano, guidato come sempre egregiamente dall’ottimo Jarvis Leatherby (basso e voce), a cui si affiancano i fedeli discepoli Armand Anthony (chitarra) e Dusty Squires (batteria), partorisce il solito gran bel lavoro, concreto e dai pochi fronzoli, con il suo tipico ed incontaminato sapore metalloso, quello che ti rimane in bocca anche parecchio tempo dopo aver ascoltato il disco.
Le composizioni sono figlie di una passione viscerale da parte dei Nostri nei confronti del metal classico e badano immediatamente al sodo, rivelandosi particolarmente corpose e robuste a partire dalla title-track, passando per brani ficcanti, quali Obsidian, Rebirth o Escape From Beyond, tutti caratterizzati da una chitarra costantemente tagliente e da riffs sanguinolenti.
Eppure, nonostante l’abbondante sostanza messa sul piatto, i Night Demon non perdono mai di vista le linee melodiche, che si rivelano sempre curate nei minimi dettagli ed estremamente suadenti, finendo talvolta per sfociare nella pura epicità, come avviene nella toccante Beyond The Grave, oppure nella camaleontica The Wrath .
Nelle varie tracce inoltre, si respirano, in maniera vivida, quelle tipiche atmosfere che strizzano vistosamente l’occhio alla tradizione, che si tratti di influenze riconducibili alla NWOBHM, con riferimento particolare ad Iron Maiden, Saxon o agli Angel Witch (per la drammaticità di certi momenti) o che si tratti, seppur in maniera minore, di semplice hard rock, con richiami ai migliori Deep Purple o a qualche vaga reminiscenza di doom Sabbathiano.
Outsider quindi, è un disco che, senza girarci troppo intorno, va dritto al punto, evitando di ricorrere a inutili orpelli e “ghirigori” vari; la sua durata ammonta a 38 minuti che, a prima vista, potrebbero sembrare pochi, ma che invece, per un album del genere, a conti fatti, si rivelano perfetti!
Si tratta infatti di un lasso temporale dannatamente intenso, durante il quale, l'equilibrio tra aggressività e melodia viene raggiunto, ma soprattutto, per tutto questo periodo, rimane sorprendentemente inalterato, nonostante delle composizioni che, per quanto corpose, non sono per nulla statiche, ma anzi, in continua evoluzione.
Come dite?
Sono stato troppo generoso con questo lavoro? Non è originale? Sa di "già sentito"?
Scusate ma non riesco a sentirvi, sono troppo impegnato a lasciarmi trasportare dalla sua magia!
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