Inutile negarlo, ogni uscita dei
Metallica è un evento.
Nonostante i tanti detrattori cresciuti durante i decenni post “
And Justice For All”, la band americana rimane un caposaldo del Metal mondiale e del mondo rock in generale e non fa eccezione per questo attesissimo “
72 Seasons” uscito ben 7 anni dal precedente “
Hardwired …”
Anticipato da una marea di singoli, video e addirittura una proiezione cinematografica ad hoc di qualche giorno fa, il nuovo disco per quanto mi riguarda ha luci ed ombre.
Ben inteso, i “vecchi “ Metallica ormai sono morti e sepolti da anni, sono una band che ha dato il meglio di se negli anni ’80 ( pur non disdegnando alcune uscite successive ampiamente criticate come ad esempio “
Load “ e “
Reload” ) e che non ha più niente da dimostrare a nessuno; ciò premesso se da un lato ho apprezzato il tentativo di suonare classici e moderni allo stesso tempo con composizioni (alcune) snelle, veloci e in stile eighties come le motorheadiane titletrack o “
Lux Aeterna”, dall’altro non mi sono piaciute l’ eccessiva lunghezza di parecchi brani che risultano un po' legnosi come “
Crown of Barbed Wire”, “
If Darkess Had A Son” ( quest’ultima con un bell’inizio ma che poi si perde in un mid-tempo stile Metallica anni’90 ), "
You Must Burn!" ( che diamine, con un titolo così mi aspettavo una canzone alla velocità della luce e non un brano pachidermico !) o "
Shadows Follow", meglio la più sostenuta “
Chasing Light”che riesce a mantenere un bel tiro. Non mi ha nemmeno pienamente convinto il tentativo di emulare i Black Sabbath con “
Inamorata” una lunga suite con riff si sabbathiani ma senza l’oscura malvagità che solo Toni Iommi sa evocare, il tentativo di piazzare colpi vincenti trova invece sicuramente un risultato in pezzi rocciosi e potenti come “
Room Of Mirrors” e "
Screaming Suicide" ricchi di riff metal vecchio stampo belli groovosi o come "
Sleepwalk My Life Away" con un giro di chitarra che ricorda "
Enter Sandman". Le vocals del buon Hetfield oramai hanno perso l’acidità della prima gioventù e ora sono più corpose, più rock’n’roll, ma va bene cosi anche perché le linee melodiche sono abbastanza convincenti. Mi sono sembrati invece un po' minimali i solos di Kirk Hammet che però quando duetta all'unisono con James entrambi riescono ancora, a livello ritmico, a far mangiare la polvere a molte bands più giovani. Non troviamo un gran numero di brani con ritmiche tipicamente Thrash ( come invece è avvenuto ad esempio nell’ultimo, ottimo album dei Megadeth ), quanto piuttosto ritmiche hard rock ipervitaminizzate suonate con potenza e, talvolta, velocità.
L'album sicuramente scalerà le classifiche e riporterà il nome dei Metallica in cima alle riviste, come è giusto che sia, tuttavia staremo a vedere se "
72 Seasons" supererà la prova del tempo diventando o meno un classico.
Per non sbagliarmi, intanto, rimetto nel lettore cd "
Ride The Lighting" e "
Master Of Puppets"...