Sono entrato in contatto con il tedesco
Moortrieder ad ottobre dello scorso anno, quando, colpito da un brano di quello che sarebbe stato il suo debut e dalla splendida copertina di
"Towards The Hills Of Triumph" (così vicina a quella di "For All Tid"), ho ordinato il vinile e scambiato qualche parola con lui.
A distanza di diversi mesi, una delle 300 copie dell'album rilasciato dalla
Mortal Rites Recods è, finalmente, nelle mia mani dandomi modo di parlarvi di questo progetto Black Metal rigidamente ancorato ai primi anni '90, con un suono che si colloca, con mia somma gioia, da qualche parte tra primissimi Dimmu Borgir (quelli del disco che ho citato prima, ovviamente), Satyricon e Desaster entrambi "fotografati" ai loro esordi ed un pizzico di dungeon synth.
"Towards The Hills Of Triumph" non è, fieramente, per nulla moderno, ma è puro spirito nero di un artista che ci offre 34 minuti di Black d'annata in bilico tra gelo assoluto e splendide aperture melodiche, dal gusto medievale, in un mix perfetto, scevro da inutili orpelli, convinto, devastante, rabbioso e primigenio, evidentemente dedicato ad un epoca nella quale a parlare era solo la musica e non, come accade oggi, l'immagine.
Moortrieder, quindi, non fa proclami, non usa puttane in copertina, non segue alcun mercato, non si prostituisce a niente e nessuno: si "limita" a parlare con la sua musica, con il suo riffing battagliero e devoto ai miti della sua Patria, con le deliziose tastiere d'altri tempi e con uno scream urticante e selvaggio che ti entra sotto la pelle, la lacera, e la rende fredda e senza vita.
Qui dentro non troverete
nient'altro che vero Black Metal.
Nessuna evoluzione.
Nessuna avanguardia.
Nessuna lunghezza tediosa.
Nessun colore.
Solo passione e splendore.
Tutto questo vi deve bastare: in ogni altro caso, il mercato è pieno di porcherie inutili.
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