Quegli zuzzurelloni dei
Motorpsycho ne hanno combinata un’altra delle loro in fatto di eclettismo artistico.
Pensateci bene, non so se esista una formazione con la stessa voglia di sperimentazione fregandosene di mode, riti e giudizi, ma seguendo il proprio istinto con un notevole grado di sana follia.
Basta ascoltare questo nuovo lavoro, che sembra partorito nel 1969; disco di quasi tutti pezzi acustici, rilassati con una nota psych; un album del genere sarebbe piaciuto molto ai cultori del “flower power sound” che si respirava a San Francisco a cavallo dei 60/70 durante la cosiddetta Summer Of Love.
Le chitarre sono delicate, quasi mai un guizzo elettrico, la batteria è inesistente salvo in paio di episodi preferendo il leggero tamburellare delle percussioni unito a melodie vocali ispirate.
“
Cold & bored” col suo mood rilassato sembra uscita dalla penna dei migliori Simon And Garfunkel.
“
Patterns” invece ha una felice intuizione bucolica con dalle tastiere in sottofondo e dei cori nel ritornello.
Qui la batteria è presente in questo mid tempo dal climax malinconico; di diverso frangente invece “
Hotel daedalus” con le sue orchestrazioni e solarità.
Davvero un bel brano che avrebbe potuto far parte delle band del periodo con una cornice visiva fatta di spiagge, mare e un falò che viene acceso, davvero gradevole.
“
Scaredcrow” invece è un breve brano con del soffice prog strumentale con dei carezzevoli accordi acustici che ti cullano per poco più di un fuggevole minuto.
Questo album stupirà chi ha solo sentito qualcosa ma non conosce a fondo l’eclettismo dei norvegesi, all’interno c’è sempre un tocco ironico che è visibile già dalla copertina, dategli una possibiltà, ne rimarreste stupiti.
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