Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2023
Durata:non disponibile
Etichetta:earMUSIC

Tracklist

  1. NOT TODAY SATAN
  2. GHOST TOWN
  3. BASTARD SON
  4. DARK DAYS
  5. BURNING BRIDGES
  6. DO THE WORK
  7. HURRICANE ORLAGH
  8. WALLS OF JERICHO
  9. STORY OF MY LIFE
  10. WE DON'T RUN
  11. SOMETHING WICKED
  12. HOUSE PARTY AT THE END OF THE WORLD

Line up

  • Andrew Freeman: vocals
  • Vivian Campbell: guitar
  • Vinny Appice: drums
  • Phil Soussan: bass

Voto medio utenti

Decidere di chiamarsi Last In Line e suonare “hard-rock moderno” può rischiare di deludere un bel po’ di inguaribili “nostalgici” di R J. Dio, ma evidentemente a Andrew Freeman, Vivian Campbell, Vinny Appice e Phil Soussan la cosa non deve interessare più di tanto, dal momento che questo “Jericho” si allontana ulteriormente dalla deferenza nei confronti del seminale vocalist italo-americano, per puntare dritto ad un suono adatto anche alle tendenze del rock duro odierno.
Un sound, insomma, che partendo da Led Zeppelin e Black Sabbath, ha saputo assorbire suggestioni espressive pure da Blue Murder, Soundgarden, Alice In Chains e Audioslave, arrivando fino a sfidare sul loro terreno artistico realtà contemporanee come Black Stone Cherry, Inglorious e Alter Bridge.
Il passaggio dalla Frontiers alla earMusic sottolinea le potenzialità anche dal punto di vista squisitamente “commerciale” di una band di veterani - accompagnata da un cantante ormai pure lui forte di una certa esperienza - capace di scrivere ottime canzoni, dense di groove e di feeling, modellate sui chiaroscuri e sulla prestazione di musicisti obiettivamene dotati di grandi qualità tecnico/interpretative.
Sostenuta dalla batteria tonante di Appice (probabilmente l’elemento più “rievocativo” della proposta del gruppo) la tracklist dell’opera si snoda tra le pulsazioni liquide di “Not today satan” e il fraseggio strisciante e incalzante di “Ghost town”, per poi intridere il clima greve ed ipnotico di “Bastard son” delle più efficaci inquietudini del grunge.
L’hard-blues viscerale e adescante di “Dark days” e il maggiore respiro melodico concesso a "Burning bridges”, aprono la strada al pathos Zeppelin-esco di “Do the work” e agli scatti frenetici, invero non particolarmente “impressionanti”, di "Hurricane orlagh”.
Story of my life” sintonizza i Last In Line sulle frequenze del radio-rock e dopo la catchyWe don't run” tocca a “Something wicked” distillare le soluzioni soniche più nervose e “avventurose” del disco, confermando la volontà del gruppo di non fossilizzarsi, dando sfogo a estro e creatività.
All’appello mancano ancora “Walls of Jericho” e la conclusiva “House party at the end of the world”, a cui il gruppo affida il compito di giustificare la scelta di un monicker tanto celebrativo, ostentando una notevole classe anche in questa specifica circostanza.
Jericho” concentra nei suoi solchi un giacimento aureo di talento e maestria, che con un pizzico di superiore “ruffianeria” potrebbe ambire a visibilità ancor più gratificanti … per ora accogliamo ancora una volta i Last In Line tra i migliori “decodificatori” della tradizione.
Recensione a cura di Marco Aimasso

Ultime opinioni dei lettori

Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?
Queste informazioni possono essere state inserite da utenti in maniera non controllata. Lo staff di Metal.it non si assume alcuna responsabilità riguardante la loro validità o correttezza.