Il secondo lavoro dei
Diablation ne conferma pregi e difetti: black metal tirato, formalmente perfetto, suonato con perizia e con una produzione molto pulita, propensione verso la magniloquenza e l'approccio sinfonico, ma, anche, una certa monotonia di fondo che rende i brani più o meno tutti uguali e con poche idee davvero di spessore.
Tutto quello che raccontavo del loro
esordio, può essere, quindi, ripetuto, più o meno pedissequamente, per questo
"Par Le Feu", album che segna l'ingresso dei nostri nel roster della prestigiosa
Osmose Records, ma che non da evidenza di quei miglioramenti che mi ero augurato per questi francesi.
In un mercato saturo come quello attuale, un album "normale" come questo passa inosservato, e, sebbene l'impegno del gruppo sia indiscutibile, così come la sua passione, la possibilità di emergere davvero inesistente anche se, occorre comunque sottolinearlo, in giro c'è tanto di peggio ed un ascolto a
"Par Le Feu" si può comunque darlo senza rimpianti.
Anzi, a livello personale, io un rimpianto ce l'ho: perché tutti i brani non sono al livello della conclusiva
"Mort, Marche avec Moi", che è una sorta di gioiello, di oltre 14 minuti, in mezzo al deserto?
Ai posteri l'ardua sentenza...
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