Ridendo e scherzando, i varesini
Degrees Of Truth giungono, con
Alchemists, alla loro fatica discografica numero 3 (la prima uscita per
Scarlet Records).
Eviterò, in questa sede, di ripetere le solite ovvie banalità riguardanti l’importanza strategica assunta dal terzo album, all’interno della discografia di una band, anche perché ovviamente non si tratta di una scienza esatta, sempre applicabile a qualsivoglia formazione e cercherò qui di limitarmi all’analisi del disco in questione.
Alchemists è un lavoro che spicca per eleganza artistica, pregno di atmosfere emotivamente intense e coinvolgenti; tuttavia, appare evidente da subito, che a questo nuovo platter manchi qualcosa a livello di mordente, poiché esso non riesce ad incidere al pari del brillante esordio
The Reins Of Life, oppure come il precedente
Time Travel Artifact che presentavano entrambi delle ritmiche più incalzanti, una struttura più massiccia ed in cui, tanto le opulenti parti sinfoniche, quanto i “maldigeriti” (almeno da parte del sottoscritto) inserti elettronici, tutto sommato, si amalgamavano armonicamente all’interno di trame progressive assolutamente valide.
Sia chiaro, non siamo assolutamente al cospetto di un brutto album anzi, é bene ribadirlo,
Alchemists mette in mostra tutta la classe ed il gusto sopraffino dei
Degrees Of Truth, in particolare del tastierista
Gianluca Parnisari, ma anche del bravo chitarrista
Daniele Brianza, regalando episodi assolutamente positivi, quali
Tiny Box Of Horrors,
Bound To Rise, la “catchyssima” (ma funzionale)
Over The Tide, l’avvincente
Wreckage Of A Lifetime, ma soprattutto, la caleidoscopica
Thread Of Life che, con i suoi echi dreamtheateriani, rappresenta sicuramente l’apice dell’intero lavoro.
Eppure questo disco, il cui sound risulta molto più asciutto rispetto allo stile a cui la band ci ha abituato, non riesce a lasciare il segno (complice il timbro, pur buono, della bella
Claudia Beltrame, la nuova vocalist, che si rivela tuttavia meno incisivo rispetto a quello della precedente cantante Claudia Nora Pezzotta).
Inoltre, la nuova creatura dei
Degrees Of Truth, talvolta si perde in brani dai ritmi troppo blandi (è il caso di
Misconnection), in refrains scontati (come in
Flightmare), o in qualche eccessivo effetto elettronico che inevitabilmente stride, all’interno di tracce che hanno nell’eleganza il loro denominatore comune.
Nel complesso però,
Alchemists si fa comunque apprezzare per il suo buongusto e farà sicuramente felici tutti quegli ascoltatori dal palato fine, dotati di un orecchio estremamente sensibile.
Del resto, il disco è l’espressione di una band che ambisce all’assoluta raffinatezza artistica e che ha ancora delle enormi potenzialità, oltre ad avere il coraggio di osare ed un invidiabile ingegno compositivo che manca a molti colleghi più blasonati!
Peccato solo che stavolta, almeno a detta di chi scrive, i Nostri non abbiano saputo raggiungere gli stessi livelli del recente passato...forse ci hanno abituato troppo bene...chissà...