Questo "Raw Material" racchiude quanto di buono fatto dai Primaluce, band napoletana già abbastanza nota nell'underground, nel periodo che va dal '99 al 2003. Già dalle prima note dell'opener "Next Time" è chiara l'origine, l'ispirazione, dei quattro partenopei, ovvero la scena che fu di Seattle. Più precisamente parliamo di bands come Soundgarden e Pearl Jam, influenze sublimate nelle ottime vocals del singer Davide Verde, chiaramente debitore di gente come Chris Cornell e, soprattutto, Eddie Vedder. Tuttavia un attento ascolto delle tracks mette in luce anche un lato più "liquido", più psichedelico, della band, soprattutto per certi assoli di Orazio Pugliese, altro chitarrista della band, come ad esempio in "I Don't Really Want To Cry", una song che sembra rubata agli A Perfect Circle. Il livello compositivo delle songs è medio/alto e talvolta è impreziosito da alcune atmosfere intime ed essenziali, e cito "Intro", con melodie nostalgiche e acustiche che sembrano riprendere certe cose vicine agli Smashing Pumpkins di "Adore". Mettendo da parte il songwriting che, seppur abbastanza derivativo, risulta abbastanza personale per la sapienza con la quale sono rielaborate e metabolizzate le influenze già citate, notevole è anche l'impianto lirico, forte della vena ispirata di Davide Verde, vero mastermind della band. Unico appunto è la produzione, non proprio pulita.
In definitiva, se questo "Raw Material" vuole rappresentare una sorta di bilancio dell'attività dei Primaluce, il bilancio è decisamente positivo e non posso fare altro che esortare la band a continuare su questa strada, spingendo magari sull'acceleratore della personalità, cercando di distaccarsi un pò dalle pesanti influenze di cui usufruiscono. Per il resto va più che bene.
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